Per anni, nelle relazioni tra banche e imprese, il tema delle garanzie è stato centrale nel processo di concessione del credito. Ipoteche, fideiussioni, pegni: strumenti tradizionali che davano una certa “sicurezza” alla banca. Oggi però lo scenario è cambiato profondamente. Sempre più spesso le banche non si accontentano più delle sole garanzie reali o personali per erogare un finanziamento. Ma perché?
Come Commercialisti, è fondamentale comprendere e spiegare questo cambiamento ai clienti, per aiutarli a presentarsi in modo solido e credibile agli istituti di credito. Vediamo dunque cosa è cambiato e quali sono i nuovi criteri di valutazione del merito creditizio, argomenti che i Finanzialisti conoscono molto bene.
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Le recenti evoluzioni normative e regolamentari, sia a livello europeo (Basilea III e IV) sia italiano (Linee guida EBA e vigilanza di Banca d’Italia), hanno spostato l’attenzione dal valore delle garanzie alla sostenibilità finanziaria del debito.
In altre parole, la banca oggi si chiede:
“L’impresa sarà davvero in grado di restituire il finanziamento, con continuità e nei tempi previsti, indipendentemente dalle garanzie offerte?”
Le garanzie non sono sparite: rappresentano ancora un elemento di mitigazione del rischio. Tuttavia:
1. Analisi del cash flow operativo
Le banche valutano la capacità dell’impresa di generare cassa, più che l’utile d’esercizio. Il focus è su EBITDA, margini operativi e sostenibilità dei flussi nel tempo.
2. Qualità della pianificazione finanziaria
Avere un business plan chiaro, coerente e aggiornato è oggi fondamentale: la banca vuole vedere previsioni credibili di incassi, uscite, investimenti e fabbisogno finanziario.
3. Rating interno ed esterno
Oltre alle centrali rischi, le banche utilizzano sistemi di rating interni che analizzano bilanci, andamento dei conti correnti, esposizioni pregresse, tempi di pagamento, concentrazione del portafoglio clienti/fornitori.
4. Assetti organizzativi e controllo di gestione
Secondo quanto previsto anche dal nuovo art. 2086 c.c., la banca valuta se l’impresa dispone di un sistema strutturato di controllo di gestione, di indicatori di crisi e di un assetto amministrativo adeguato.
5. Trasparenza e dialogo con il consulente
Un’impresa ben assistita dal proprio Commercialista (con report chiari, bilanci coerenti, puntualità nei pagamenti fiscali e contributivi) ha più probabilità di ottenere fiducia e credito.
In questo contesto, il Commercialista non è più solo il “compilatore di bilanci”, ma diventa un consulente finanziario strategico. Deve:
Oggi, ottenere un finanziamento non è più solo questione di “ipotecare un capannone” o presentare una fideiussione. Le banche vogliono capire chi sei, come lavori, dove vuoi andare e con quali numeri pensi di arrivarci.
Le garanzie possono proteggere, ma non sostituire una gestione sana, consapevole e trasparente.
Per i Commercialisti, questo cambiamento è una grande opportunità: diventare partner chiave per la bancabilità delle imprese, aiutandole a costruire una reputazione finanziaria solida e duratura.
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