Perché la banca legge il bilancio in modo diverso dal Commercialista
Quando, molti anni fa, iniziai a parlare coi commercialisti di bilanci bancari, mi accorsi che la più parte di loro non era disponibile nemmeno ad ascoltare, per una presunzione: il bilancio è uno, e io – cioè, il Commercialista – sono il massimo esperto al mondo di tale sapere.
Tale approccio dogmatico – ve lo dico in faccia – è perfetto, se il vostro studio scoppia di salute, di clienti che desiderano la consulenza e, soprattutto, pagano puntualmente e a scadenza generose parcelle.
Se invece, come mi pare di vedere in centinaia di casi in Italia, siete tra quei commercialisti ai quali vengono sì richieste ogni giorno centinaia di istanze, ma ai quali, a fine mese, si chiede da parte cliente pazienza nel pagamento della fattura dovuta, allora forse sarebbe il caso di rivedere il vostro approccio, nel vostro interesse. Il COVID non è solo un problema per i bilanci delle imprese, ma anche degli studi professionali.
Il conto economico che legge la banca
La banca non legge il conto economico come lo presentate, in sede di deposito. Esso viene riclassificato e riscritto nello schema seguente.
Il mio primo consiglio operativo è quindi quello di riscrivere in automatico, per i vostri clienti, il conto economico in questo schema internazionale, perché è quello usato in tutti i rating bancari. Da esso, infatti, si traggono gli indici e i margini, anche con riferimento ai rapporti tra diversi conti (per esempio, con lo stato del patrimonio), per esempio nel ROI o nel ROE, cioè, nei più basilari e semplici indicatori.
Tuttavia, basti pensare che, se nel numeratore del ROI, sbagliassi a calcolare l’EBIT o reddito operativo, farei un errore di calcolo. Ancora più probabile, potrei sbagliare se al denominatore, invece del CIN (capitale investito netto), inserissi il totale dell’attivo patrimoniale. Semplice, questo schema di conto economico, banale, penserete voi.
Ma siete in grado, automaticamente, di farlo quadrare con il bilancio italiano?
Una visione economica operativa
Il mio consiglio operativo è allora quello di passare, dallo schema precedente, a uno più professionale.
Anche qui, siete capaci di operare in pratica, senza errori di quadratura, in tempi rapidi e con efficacia? Sembra tutto facile, in teoria, ma poi, come diceva un noto pugile, Mike Tyson, qualsiasi piano si vanifica quando, salendo sul ring, si prende il primo pugno sulla bocca.
Nel nostro mestiere, il pugno è quella maledetta calcolatrice, o quel maledetto Excel, perché sicuramente qualcosa è sbagliato nella macchina, dato che è impossibile che non quadri. Disgraziatamente, non quadra.
La complessità dello stato patrimoniale
Le banche, poi, hanno la disdicevole attitudine di riscrivere anche lo stato del patrimonio, in un linguaggio molto differente da quello del codice civile. Se ciò che abbiamo visto per il conto economico, tutto sommato, comporta pochi passaggi, nel caso dello stato patrimoniale le cose si complicano: di parecchio. La ragione è che, se nel conto economico la banca vuole leggere degli intermedi importanti, quali il VALUE ADDED, l’EBITDA e l’EBIT; nello stato patrimoniale l’intero schema di riclassificazione è diverso, poiché non è quello finanziario, che voi usate, ma quello funzionale.
Peraltro, non è nemmeno lo schema classico.
Difficilmente troverete questo schema nei manuali universitari; ma questo è quello operativo bancario.
Da qui, si parte per tutti i modelli di rating bancari variamente configurati. Sembra banale, ma lo è?
Come si nota, per esempio, una sola cella di riclassificazione, quella delle immobilizzazioni finanziarie, in realtà richiede altri 1+6+7=14 passaggi, con altrettante celle di calcolo. La gente pensa che basti, semplicemente, prendere una voce dello stato patrimoniale e ricopiarla, ad esempio le partecipazioni.
Così non è.
Oh, ma direte voi: i miei clienti non hanno partecipazioni, quindi è più semplice. Non avete allora altri debiti a breve? Se pensate di avere una voce corrispondente del bilancio italiano, vi sbagliate; per esempio, in quella cella, dovrete prendere 9 valori.
Tutto appare semplice, sui manuali universitari.
Sicché, per esempio, a loro interessa rileggere il bilancio in termini di CIL (capitale investito lordo), perché è un dato essenziale di confronto, come nella tabella precedente.
Poi, un consulente rientra nel proprio studio e si trova di fronte a problemi operativi di non banale soluzione, coi telefoni che suonano, i dipendenti che chiedono, i clienti che sollecitano, le banche che, inspiegabilmente, dicono no.
Lo dicono perché il loro modo di leggere i bilanci, manco a dirlo, è diverso dal vostro. Pertanto, ceteris paribus, potreste giungere a difformi valutazioni. Disgraziatamente, sono loro ad aver il coltello dalla parte del manico, e con il cliente la brutta figura è la vostra, non loro.
Del resto, il CIL non è il dato di quadratura, poiché tutti i modelli ragionano sul CIN (Capitale Investito Netto), che è un totale di stato patrimoniale completamente diverso da quello civilistico.
Pensiamo che dobbiamo compensare oltre 200 righe di uno stato patrimoniale, e che il CIN somma soltanto due numeri (il capitale circolante netto e il capitale investito netto) sicché abbiamo subito una idea grossolana di quante decine di compensazioni dobbiamo fare, in qualsiasi bilancio, per farlo quadrare col civilistico di partenza.
Conclusioni
In questo articolo abbiamo appena accennato ad un argomento. Non a caso io inizio, ogni anno, idealmente, l’anno accademico della mia scuola, a novembre, proprio con il tema del bilancio come lo leggono le banche. Anche se a MasterBANK © si può entrare in ogni mese dell’anno, questo tema è ripreso ogni volta, data la sua centralità per tutti i successivi modelli finanziari.
Qui non abbiamo nemmeno ancora iniziato a discutere delle cose davvero complesse, come ad esempio i modelli finanziari evoluti, o la quadratura del cash flow.
Queste sono le basi; la lettura del bilancio. Eppure, sbagliare questa basilare attività significa non capire come il vostro bilancio, e quello dei vostri clienti, viene riletto da una banca e inserito in una procedura di rating. Lo stesso avviene – badate bene – per qualsiasi operatore finanziario, sia esso portatore di capitale di debito, equity o near equity.
Quindi, il mio consiglio è aver l’umiltà di ammettere che voi non sapete leggere il bilancio come le banche, perché no, ve lo dico in faccia, non sapete farlo.
E lo affermo perché io ho avuto l’umiltà, dopo decenni che facevo questo mestiere, di sedermi con loro e farmi spiegare, in un semestre di studio, come esattamente lo riclassificano gli uffici fidi. Dopo un semestre di pratica, ho sviluppato, insieme a loro, cioè a manager alla direzione finanziaria di diversi istituti di credito, un modello automatico di riferimento, da tenere sul proprio PC per uso professionale. Se voi volete risparmiare quel semestre di fatica, e avere in una sola giornata non solo il modello operativo, ma la capacità di usarlo a fine di consulenza, potete fare la scelta che centinaia di altri commercialisti hanno fatto in passato e oggi sono al mio fianco nella consulenza della nostra rete professionale.
Personalmente credo che il prossimo bilancio che andrete a chiudere, per i vostri clienti, dopo la crisi COVID, ampiamente sottovalutata in termini di impatto economico, sarà drammatico.
Saper gestire tale complessità farà la differenza tra un Commercialista considerato come un consulente da contattare ex ante per fare strategia aziendale e un erogatore di adempimenti, da contattare ex post, per sapere “quanto devo pagare di tasse”.
Per il consulente aziendale di primo tipo si aprono, nell’immediato futuro, importanti e crescenti opportunità di business.
Per il secondo non mi pronuncio, perché non è il mio mestiere.