Perché il Commercialista deve tenere la mente libera
Oggi scriverò un articolo diverso. Lo so, vi aspettate un articolo tecnico. Di quelli, ne trovate a centinaia in questo blog. Ne ho scritti davvero centinaia, e permettetemi, oggi non ne ho voglia.
Scrivere di bilanci, di flussi di cassa e di pianificazione è quello che ho fatto tutta la vita.
Oggi, vi voglio scrivere di qualcosa di diverso. La ragione è che è una giornata dell’ultima decade di febbraio, è pomeriggio, e il sole sta calando sui tetti della mia città. In una giornata così pensi ai bilanci, ma non a quelli dei tuoi clienti; pensi ai tuoi.
I nostri bilanci
Vi è mai capitato di fare bilanci della vostra vita?
Ecco, non fatelo. Difficilmente andrete in utile, o comunque vi sembrerà sempre di avere sbagliato qualcosa, e il vostro umore, per bene che vada, oscillerà tra la malinconia e il pentimento. So anche che alle volte ci sentiamo in colpa perché non siamo pienamente efficienti.
Magari, qualcuno di voi starà pensando di perder tempo, a leggere questo articolo, dato che non parla di tecnica.
Io alle volte mi fermo, guardo quei tetti dal quale il sole fa capolino scendendo lentamente in questo tardo inverno, e penso di non essere indispensabile. Immediatamente, tutto mi sembra più chiaro. Penso ai tanti tetti che ho guardato nella mia vita, ai tanti soli che ho visto scendere, alle tante giornate nelle quali mi sembrava di vedere scorrere il nulla. Scadenze, lavori da fare, pezzi di carta da consegnare.
Il nulla. E poi, qualche volta, ci si ferma a pensare.
Non per fare bilanci del passato, ma per pensare, semplicemente, se sia il caso di continuare a fare lo stesso identico lavoro del passato.
Ci si chiede se per caso sia davvero necessario quel sacrificio rituale del doversi alzare, del correre dietro alle scadenze, del dover rispettare bandi, urgenze, regole dettate da altri.
Io giunsi alla conclusione di voler fare un certo tipo di lavoro, che è quello che oggi sto facendo. Non è stato tutto rosa e fiori; assolutamente, no. Ma, in compenso, ora posso scrivere questo articolo, e non un articolo tecnico, dopo averne scritto a migliaia. Posso anche pensare, quando lo avrò terminato, di chiudere il mio portatile, prendere e andare in campagna a fare una passeggiata al tramonto, con il mio cagnolino.
Riappropriarsi della propria vita
Sento, da anni, centinaia di Commercialisti che si lamentano. Ancora oggi, ho letto alcuni che si lamentavano “dell’ennesimo attacco alla loro professione”. Taluni vivono la propria vita come se loro fossero quella cosa lì; una targa appesa a una porta. Quella targa, della quale sono orgogliosi, diventa il numero di matricola della propria cella, della quale hanno il possesso delle sbarre immaginarie.
Nessuno li chiude dentro un inferno fatto di scadenze, di urgenze, di rischi mal pagati, di rinunce alla famiglia, di monotonia, di regole imposte da un legislatore impazzito o da un burocrate menefreghista.
Dato che, tra l’altro, sono stato in quegli ambienti, so benissimo che la loro illusione di farsi difendere in sede parlamentare o ministeriale è una illusione, tanto candida quanto infantile. Anche a me capitava di non essere soddisfatto della vita che facevo. Diverse volte, ho cambiato strada. Con raziocinio, certo; non mi sono buttato in esperienze senza calcolarne i rischi. Tuttavia, senza pavidità.
La scorsa settimana ho fatto la consulenza che volevo di strategia, poi ho avuto una tre giorni a Bologna facendo le lezioni che mi piacciono ad oltre un centinaio di Commercialisti, sono ripartito domenica sera per fare esami in Università a Roma nel secondo appello di Strategia, il lunedì sono andato in Svizzera a studiare un modello di successo di scuola di formazione e ieri sono stato a far consulenza sui flussi di cassa in un’azienda italiana; il tutto rilasciando interviste sull’economia a diversi strumenti di comunicazione, e togliendomi il lusso di dare un contributo nel sociale. Se ripenso alla vita che facevo e la confronto con quella che faccio oggi, sono soddisfatto.
Ma il punto non è quello; il punto è guardare a domani.
Le frasi fatte
Possono sembrare frasi fatte; non lo sono. Davvero, io sto scrivendo di getto perché, tra poco, chiudo il computer e vado in campagna a rilassarmi. Non devo rispondere a nessuno, nemmeno ai clienti, del mio tempo libero, che mi prendo quando voglio.
Ma per trovare il tempo per sé occorre avere un pensiero laterale, ogni tanto. Non è possibile trovarlo, senza avere
il coraggio di cogliere l’attimo.
Il carpe diem latino, discende da un’altra frase greca, risalente a Platone, che troviamo su talune cattedrali in Inghilterra, e su alcuni quadri del Rinascimento italiano. Ne ho parlato ai “miei” Commercialisti – uso quel pronome con affetto – durante il mio ultimo corso sulle gestione dei progetti.
Non si traduce in “cogliere l’attimo”, ma nella versione letterale di “afferrare il giorno”.
Ciò ci consente di cogliere il significato di qualità del tempo, di cui parlavano i greci in una delle quattro modalità per esprimere un significato che, in Italiano, è riassunto in una sola parola: tempo.
Esiste una qualità nel tempo. Io colsi a volte un pezzo di carta che era un inserto pubblicitario, altre volte un invito a pranzo o una telefonata mentre ero fermo a un semaforo; e mi cambiò la vita. Da un messaggio pubblicitario, da un post, da un articolo o da un video nei quali ci siamo imbattuti per caso, può succedere.
Ciò che conta è avere almeno il coraggio di tentare di trovare il tempo per sé, per la propria famiglia, per i propri affetti, e non lasciare che il tempo scorra sulla ruota, vedendoci come criceti, orgogliosi di farla girare, solo per quella targa appesa nella quale ci riconosciamo, riducendoci al nulla.
Conclusioni
Alcune persone mi leggono da tempo, altre si sono appena imbattute nei miei scritti o nei miei video. Molti, hanno paura, non si fidano. Chissà mai cosa vorrà questo qui da me? Chissà cosa mi succederà se andrò ad ascoltarlo in una delle sue prossime lezioni?
Vi rispondo rapidamente, sempre perché sto pensando a quella passeggiata che mi aspetta: nulla. O forse, il tutto.
Molti vostri colleghi Commercialisti – sono ormai oltre centocinquanta quelli che mi hanno dato fiducia frequentando i miei corsi – sono capitati per caso in un articolo. Magari era un articolo tecnico, a differenza di questo. Sono venuti a vedere dal vivo una mia lezione, e poi hanno deciso di rimanere in quel mondo, di conoscerlo, di entrare, di iscriversi liberamente. Nessuno, li ha costretti a farlo (e come sarebbe possibile?).
Altri, hanno visto qualcosa e deciso che non facesse per loro, e liberamente non hanno voluto rischiare. La maggior parte, però, sono quelli che leggono, e non rischiano di mandare una mail o di fare una telefonata. Per pigrizia, per timore, per paura di essere fregati. Fregati da me? Semmai, nella mia vita, dato che sono un ingenuo, sono stato fregato da altri; ma non mi importa, perché il tempo è sempre galantuomo e, come vi ho raccontato, oggi sono sereno e felice, perché faccio il lavoro che faccio, per questione di tanta fortuna (e un pizzico di coraggio nel farla, quella telefonata).
Il mio interesse è quello di formare una squadra di Commercialisti che diventano esperti nell’uso di strumenti operativi di consulenza, ma non è di Excel che vi voglio parlare oggi. Ieri ero in azienda con uno di loro, al quale lascio la consulenza sui flussi di cassa di una mia azienda, e sono ben felice di farlo. La prossima settimana, un altro mio ex allievo viene ad assistermi in una consulenza a Novara, per la costruzione di un piano strategico aziendale. Anche qui, sarò ben lieto di cedergli la consulenza e l’azienda, non appena pronto.
Oggi, tanti miei allievi ed ex allievi fanno parte di un progetto di consulenza, di una rete professionale con una robusta deontologia, della quale sono orgogliosi di appartenere, come potrete facilmente verificare. Se pensate che io sia un matto o abbia altri fini misteriosi, o che sia una sorta di guru o santo o benefattore, in tutte le vostre dietrologie siete, semplicemente, fuori strada.
I miei allievi stanno investendo nella consulenza, perché vogliono riappropriarsi di quel ruolo veramente profondo del Commercialista, che era ben noto ai tempi di Aristotele. Ma non è solo un fatto di soldi, quanto di amore per un lavoro davvero bello, che lasci il tempo anche per la propria vita.
Quanto a me, cari lettori, spero di vedere qualcuno di voi a una delle mie prossime lezioni, e di potervi stringere la mano davanti a un caffè, in una pausa, per un rapporto umano, che nessun blog potrà mai sostituire. Adesso, però, io chiudo questo schermo, mi metto un paio di scarpacce, prendo il mio cagnolino, saluto i tetti degli uffici e vado in campagna, nei campi, a farlo correre.