Le 7 controversie sull’EBITDA: un’analisi critica per Commercialisti
Era una situazione delicata i tre soci erano visibilmente preoccupati e frustrati dopo l’incontro con gli investitori. Avevano cercato di impressionarli, puntando tutto sull’EBITDA, convinti che quell’indicatore potesse raccontare da solo la storia di successo della loro startup. Ma le cose non erano andate come previsto.
Gli investitori avevano iniziato a fare domande approfondite, chiedendo dettagli sui costi di finanziamento, sugli ammortamenti futuri e su come l’azienda avrebbe gestito le sfide finanziarie che inevitabilmente sarebbero sorte. Mi hanno confessato di non essere stati preparati a rispondere a quelle domande. Era chiaro che, pensando che la determinazione del valore aziendale sarebbe stato un multiplo dell’EBITDA, avevano fatto eccessivo affidamento su questo valore, senza considerare che questo indicatore, pur utile, non tiene conto di costi significativi e da solo non rappresenta tutta la storia aziendale.
Avevano commesso un errore comune, sovrastimando l’importanza dell’EBITDA e non considerando i suoi limiti. Questo indicatore può certamente fornire una visione della performance operativa di un’azienda, ma non racconta l’intera storia. Esclude spese rilevanti come interessi, tasse, ammortamenti e altri costi che possono avere un impatto determinante sulla salute finanziaria di un’impresa.
Ho dovuto spiegare che l’EBITDA, da solo, non ha significato se non viene accompagnato da altri parametri finanziari e da una comprensione più profonda del contesto in cui l’azienda opera. Non tutti i modelli di business sono adatti a essere valutati principalmente su questa base, e fare affidamento esclusivamente su di esso può portare a conclusioni fuorvianti.
Abbiamo quindi lavorato insieme per rivedere il loro approccio. Gli ho suggerito di integrare l’EBITDA con altre metriche finanziarie, di sviluppare scenari alternativi che mostrassero come l’azienda avrebbe potuto affrontare diverse situazioni economiche, e di prepararsi a discutere apertamente anche dei rischi e delle sfide che la loro azienda avrebbe dovuto affrontare. Infatti, per costruire fiducia con gli investitori è fondamentale presentare una visione completa e trasparente della propria azienda, mettendo in evidenza i punti di forza, ma soprattutto le sfide e come si intende affrontarle e vincerle.
In questo contesto, il ruolo del commercialista è fondamentale. Non si limita a esaminare i bilanci e dati aziendali, ma apporta una combinazione di competenze tecniche e cultura imprenditoriale che è essenziale nelle operazioni di M&A. Un commercialista esperto in corporate finance come il Finanzialista (www.finanzialisti.it), che si è formato con un percorso annuale come MasterBANK AI, (www.masterbank.it), non solo analizza i numeri, ma fornisce una visione strategica che aiuta l’azienda a navigare attraverso complessità finanziarie e operative. Con la sua capacità di interpretare dati, anticipare rischi e valorizzare le opportunità, diventa un vero e proprio partner strategico, capace di guidare l’azienda verso decisioni informate e di lungo respiro, che possono determinare il successo di un’acquisizione o di una fusione. La sua consulenza va oltre il mero calcolo; è un contributo indispensabile che trasforma la visione imprenditoriale in risultati concreti.
Le sette principali critiche legate all’uso dell’EBITDA
È vero che l’EBITDA è una delle metriche finanziarie più utilizzate nel mondo degli affari per valutare la performance operativa di un’azienda. Tuttavia, nonostante la sua popolarità, l’EBITDA è anche oggetto di numerose controversie. Ecco le sette principali critiche legate all’uso dell’EBITDA, fornendo una panoramica utile per commercialisti e professionisti della finanza aziendale.
- Uno dei principali punti di critica è che l’EBITDA è solo una cifra su carta e non rappresenta la liquidità aziendale. Questo significa che non può essere speso né portato distribuito. L’EBITDA ignora le esigenze di liquidità dell’azienda, il che può essere fuorviante quando si valuta la reale capacità finanziaria dell’impresa. Immaginiamo un’azienda con un EBITDA elevato ma con un flusso di cassa operativo negativo. Ciò indica che, sebbene l’azienda sia in grado di generare utili prima delle imposte e degli ammortamenti, potrebbe avere problemi di liquidità a causa di elevati crediti insoluti o di un magazzino eccessivo. In tale scenario, l’azienda potrebbe non essere in grado di coprire le proprie spese operative quotidiane, rendendo l’EBITDA poco rappresentativo della sua reale salute finanziaria.
- L’EBITDA, da solo, non fornisce un quadro completo della salute finanziaria di un’azienda. Deve essere analizzato in combinazione con altri parametri per ottenere una visione accurata. Ad esempio, un buon EBITDA potrebbe essere accompagnato da un elevato indebitamento, rendendo la situazione finanziaria complessivamente precaria. Consideriamo un’azienda con un EBITDA crescente ma con un rapporto di debt/equity molto elevato. Sebbene l’EBITDA possa sembrare positivo, l’alto livello di indebitamento potrebbe rappresentare un rischio significativo. Gli interessi sul debito potrebbero erodere una parte sostanziale dei profitti, rendendo l’azienda vulnerabile a fluttuazioni nei tassi di interesse o a eventuali difficoltà nel rifinanziamento del debito.
- Alcuni esperti di finanza ritengono che l’EBITDA sia sopravvalutato. Quando viene utilizzato per la valutazione, è fondamentale considerare molti altri fattori. Un’eccessiva enfasi sull’EBITDA può portare a decisioni di investimento sbagliate, basate su una percezione distorta della realtà finanziaria dell’azienda. Un esempio classico è quello delle società che presentano EBITDA positivi grazie ai ricavi in rapida crescita ed economie di scala ma senza considerare il tasso di burn rate e le proiezioni di cash flow negative.
- L’EBITDA è solo uno dei tanti indicatori della salute finanziaria di un’azienda. Un EBITDA relativamente elevato può essere un buon segno, indicativo di un buon flusso di cassa e prosperità. Tuttavia, non è necessariamente sinonimo di solidità finanziaria complessiva. Consideriamo un’azienda manifatturiera con un EBITDA elevato, ma con margini di profitto operativo in calo a causa di un’alta incidenza degli ammortamenti dovuti a grossi investimenti in Impianti e Macchinari. Questo potrebbe indicare che l’azienda sta affrontando un aumento dei costi di produzione che non riesce a trasferire sui prezzi di vendita. In questo caso, l’EBITDA non rifletterebbe correttamente la pressione sui margini di profitto e la conseguente sostenibilità a lungo termine del business.
- La valutazione di un’azienda può essere elevata anche in presenza di un EBITDA negativo. Ci sono almeno 40 fattori che determinano la valutazione di un’impresa, e l’EBITDA è solo uno di essi. In alcuni casi, può essere il più importante, ma non è l’unico parametro da considerare. Un esempio potrebbe essere una società biotech in fase di sviluppo di nuovi farmaci. Nonostante un EBITDA negativo, il valore della proprietà intellettuale, i brevetti e le prospettive future dei nuovi trattamenti possono determinare una valutazione elevata. Gli investitori potrebbero essere disposti a sostenere perdite operative attuali in vista di potenziali guadagni futuri derivanti dall’approvazione e dalla commercializzazione dei nuovi farmaci.
- L’EBITDA esclude spese fondamentali come interessi, tasse, e ammortamenti. Anche se non sono costi operativi, queste spese rappresentano comunque un onere significativo per l’azienda. Escludendole, l’EBITDA può presentare un quadro finanziario più positivo di quanto non sia in realtà, ingannando investitori e stakeholder. Prendiamo in considerazione un’azienda che ha recentemente effettuato ingenti investimenti in immobilizzazioni, finanziandoli con prestiti a lungo termine. L’EBITDA esclude i costi di ammortamento e gli interessi sui prestiti, il che potrebbe far apparire i profitti dell’azienda più elevati rispetto alla realtà. In realtà, l’azienda deve sostenere costi significativi per ammortizzare e per finanziare gli investimenti, che influenzeranno la redditività a lungo termine.
- L’EBITDA è soggetto a speculazioni. Poiché non è regolato da standard contabili e può essere calcolato almeno in 5 modi diversi; pertanto, esiste il rischio di manipolazioni o pratiche contabili creative. Questo può portare a una rappresentazione distorta della performance aziendale. Ad esempio, un’azienda potrebbe manipolare l’EBITDA escludendo alcune spese straordinarie o non ricorrenti per presentare una performance finanziaria migliore. Questo tipo di manipolazione può ingannare gli investitori e i creditori, facendo loro credere che l’azienda sia in una posizione più solida di quanto non sia in realtà.
Conclusioni
Per concludere, l’EBITDA è uno strumento utile, ma deve essere utilizzato con cautela e in combinazione con altri parametri per evitare valutazioni errate. I commercialisti, in quanto esperti nelle questioni di economia aziendale devono essere consapevoli delle sue limitazioni e delle controversie ad esso associate per fornire una consulenza accurata e completa ai loro clienti. La storia che abbiamo raccontato in apertura è un monito su come una comprensione superficiale delle metriche finanziarie possa portare a gravi errori nella gestione e nella comunicazione aziendale. Per questo è quanto meno inopportuno improvvisarsi esperti di finanza aziendale senza averne le competenze.
È utile, invece, specializzarsi con la frequenza di un corso di specializzazione in corporate finance come MasterBANK AI