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Il Commercialista e 5 passi verso l’analisi finanziaria professionale

In questo articolo si tratta del tema dell’analisi finanziaria professionale. Alcuni commercialisti sono rimasti fermi agli studi che hanno fatto all’Università cinque, dieci, venti o trent’anni or sono. Magari, pensano che siano sufficienti quattro indici di bilancio per fornire consulenza finanziaria alle imprese clienti.

Il mondo si è evoluto, e sta andando a passi veloci verso l’integrazione di procedure che hanno origine in altri Paesi. Si pensi soltanto a quello che sta accadendo nelle banche italiane, comprate per incorporazione in colossi che, di italiano, hanno ancora solo il nome. Le logiche sono di tipo finanziario, e i modelli di rating bancari sono basati sui criteri di tipo internazionale.

Termini come unlevered cash flow, free cash flow o financial flow devono essere noti e comunemente usati dal Commercialista italiano. Inoltre, occorrono modelli di calcolo per passare dalla mera nozione teorica alla capacità di consulenza operativa. Non potendo, dati i limiti di un articolo, trattare delle formule dei modelli Excel, in questa sede ci limiteremo a trattare delle nozioni teoriche fondamentali.

Data l’ampiezza della materia, nell’articolo di oggi accenno appena all’introduzione della tematica, riservandomi di approfondirla e integrarla in successivi articoli.

 

Lo schema economico professionale

Per partire, il Commercialista deve dotarsi di uno schema di riferimento della parte finanziaria. Lo schema logico che segue è il più usato in dottrina internazionale nonché quello basato sul rigore scientifico del settore economico disciplinare di riferimento in ambito universitario.

Il primo concetto basilare di partenza è il calcolo dell’EBIT. Tutti sanno che coincide, largo circa, con il concetto di reddito operativo italiano; ma come si arriva a tale grandezza? Si veda la figura 1.

Figura 1

Come si nota, occorre togliere dalle componenti positive di reddito quelle negative.

Ma come si passa a determinare il CCF (current cash flow)? Tale grandezza è la prima vera e propria formulazione di un flusso di cassa in logica di analisi finanziaria, ed è ciò che io chiamo il “frullato del conto economico”. Si veda, per il significato, lo schema della figura 2.

Figura 2

Come si nota, occorre riscrivere a rovescio il conto economico, togliendo valori non previsti (come ad esempio le imposte sul reddito operativo), ma aggiungendo con il segno opposto costi che hanno un significato solo economico (ma non monetario).

Altro concetto fondamentale dell’analisi finanziaria professionale è quello di Operating Cash flow. Come si arriva dal CCF all’OCF? Si veda il successivo schema di figura 3.

Figura 3

Come si nota, qui si considerano gli effetti dello Stato Patrimoniale. Una espansione di attivo circolante comporta una riduzione della liquidità, come pure una variazione positiva del capitale fisso operativo. Al contrario, una variazione in diminuzione del capitale circolante o del capitale investito fisso comporta una diminuzione della liquidità. Abbiamo così determinato un valore fondamentale, cioè il reddito operativo. Passiamo ora al quarto passaggio del modello.

Il quarto passaggio è quello che porta alla determinazione dei flussi di cassa unlevered, di estrema importanza per l’analisi finanziaria professionale. Come si determinano? Si veda figura 4.

Figura 4

Come si vede, occorre, come quarto passaggio, depurare i flussi di cassa operativi, che contengono i flussi sia del conto economico sia dello stato del patrimonio, dai flussi non di gestione operativa. A titolo di esempio, possono essere flussi determinati da alienazioni patrimoniali o acquisti di immobili non di gestione tipica, oppure entrate o uscite di cassa di conto economico riferiti ai medesimi tipi di beni. Pertanto, anche qui il saldo complessivo può essere positivo o negativo, e dare luogo a variazioni di liquidità di segno opposto. Il risultato è di estremo interesse per l’analisi finanziaria, poiché i flussi unlevered sono i flussi reali di liquidità dell’azienda.

Vediamo ora il quinto e ultimo passaggio.

L’ultimo passaggio, il quinto, è quello che, partendo dagli UCF, arriva ai FCF (free cash flow to equity). Come si calcolano? Si veda lo schema logico della figura numero 5.

Figura 5

Come si nota, occorre considerare quattro componenti: l’effetto della cosiddetta GFN (gestione finanziaria netta, dello scudo fiscale del debito (tax shield), delle variazioni di debiti finanziari o di Equity, al netto dei dividendi programmati. Il risultato, se corretto, evidenzia una equazione di grande importanza del rendiconto finanziario in chiave internazionale, e cioè l’equivalenza tra delta cassa e free cash flow (to Equity).

Conclusioni

Il ruolo del Commercialista sta cambiando in modo repentino. In questo articolo, si è vista la costruzione di uno schema preliminare alla analisi finanziaria professionale. Tutti i commercialisti che seguono i miei corsi conoscono a memoria questi schemi, non per fatto nozionistico, ma perché sono nozioni di fondamentale e basilare importanza per la consulenza pratica in azienda.

Tutti i sistemi di rating bancari e tutto il mondo della finanza parla il linguaggio dei cash flow, ma occorre conoscere molto bene la distinzione nozionale tra EBIT, CCF (current cash flow), OCF (operating cash flow) ,UCF (unlevered cash flow) e FCF (free cash flow).

Il problema, se mai, è passare da questa conoscenza nozionale di base al calcolo effettivo. Al Commercialista non si chiede certo di conoscere a memoria le definizioni, ma di sapere effettuare dei calcoli pratici. Per farli, si consideri che sono centinaia le voci di un bilancio, e che servono calcoli molto rigorosi per giungere alla determinazione automatica, a mezzo di modello Excel, dei valori qui trattati.

Di essi tratterò, in otto ore di lezione, in una giornata del Corso MasterBANK, approfondendo le nozioni qui appena accennate e dimostrando di come queste possano essere ottenute in automatico, in termini di calcoli rigorosi, corretti e quadrati, dal foglio elettronico.

In questa sede, invece, pare appena il caso di ricordare che questa materia fa parte, a io parere, pienamente della consulenza che un Commercialista, quale rigoroso interprete della gestione aziendale, può e deve dare, in termini di attività professionale moderna ed aggiornata ad un mercato finanziario in rapidissima evoluzione, anche e soprattutto nel mondo della piccola e media impresa.

Mettere la testa sotto la sabbia, convincendosi del fatto che questo linguaggio non serva alle proprie aziende clienti dello studio, significa comportarsi come la volpe nella nota fiaba di Fedro.

Il mondo finanziario sta andando in questa direzione a passi rapidissimi. Chi vorrà starne fuori, sarà espulso dal mercato della consulenza.

Per questo ho aperto e portato con successo sul mercato il mio corso MasterBANK per i Commercialisti.

Al contrario, chi saprà cogliere nel cambiamento una opportunità, potrà fornire alle proprie aziende clienti, di qualsiasi dimensione e settore, nonché all’enorme mercato là fuori, la consulenza professionale che, nei prossimi anni, diventerà un bene raro, richiesto e prezioso.

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