Negli ultimi anni, si è osservata una crescente tendenza tra gli impiegati degli studi di commercialisti in Italia a privilegiare la qualità della vita rispetto alla retribuzione economica, portandoli spesso ad abbandonare la professione. Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori supportati da dati statistici:
Il burnout, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come fenomeno occupazionale, è diventato sempre più prevalente tra i professionisti italiani. Secondo un articolo de Il Sole 24 Ore, due lavoratori italiani su tre soffrono di stress e burnout. Inoltre, il 22% dei lavoratori italiani si sente a disagio nel parlare della propria salute mentale con i propri manager, e tra coloro che hanno comunicato i propri sintomi da stress, uno su tre (30%) afferma di non aver ricevuto supporto.
Il fenomeno delle “Grandi Dimissioni” ha avuto un impatto significativo anche in Italia. Nel secondo trimestre del 2021, le dimissioni volontarie sono aumentate dell’85% rispetto all’anno precedente. Questo trend è proseguito nel 2022, con un tasso di dimissioni che ha superato il 3%. Le dimissioni hanno riguardato principalmente persone di età compresa tra i 26 e i 35 anni (70%) e tra i 36 e i 45 anni (30%), prevalentemente impiegati (82%) del Nord Italia (79%). I settori più coinvolti sono stati l’informatica e il digitale (32%), la produzione (28%) e il marketing e commerciale (27%).
Secondo MPO Partners, il 61% dei professionisti cedenti nel campione ha un’età pari o superiore ai 60 anni, e per il 52% degli studi la ragione della cessione è il pensionamento. Questo indica una scarsa presenza di giovani professionisti e una difficoltà nel garantire un ricambio generazionale all’interno degli studi di commercialisti.
La combinazione di un aumento del burnout e dello stress lavoro-correlato, il fenomeno delle “Grandi Dimissioni” e l’invecchiamento della professione contribuiscono alla tendenza degli impiegati degli studi di commercialisti in Italia a privilegiare la qualità della vita rispetto alla retribuzione economica. Per contrastare questa tendenza, è fondamentale che gli studi professionali promuovano un ambiente di lavoro sano, valorizzino il benessere dei dipendenti e implementino strategie per attrarre e trattenere giovani talenti, garantendo così un ricambio generazionale efficace.