Commercialista: come valutare se un’azienda sia finanziabile
Il Commercialista è il professionista italiano largamente più preparato in materia finanziaria. Egli, a differenza di altri professionisti generici, è il naturale depositario del controllo della salute aziendale.
Il suo lavoro di consulente, a mio modo di vedere, non può aver nulla a che vedere con coloro che si limitano a chiedergli i bilanci delle sue aziende, per poi fare fotocopie di documenti e, unitamente al certificato camerale e altre carte, fare il “giro delle sette chiese” in banca. Quell’approccio è poco professionale, non fosse altro perché genericamente legato a una “success fee” proporzionale all’importo del finanziamento ottenuto.
Sarebbe come se il farmacista fosse pagato in funzione del quantitativo di aspirine che fa prendere al paziente. Il denaro è un farmaco, e la parola greca originaria significa anche “veleno”.
Vi sembra professionale ricevere un pagamento percentuale in funzione di quante pastiglie per il cuore fate prendere al paziente? Non starò poi a dire che esistono una molteplicità di farmaci, e che consigliare il farmaco errato può danneggiare il paziente, a prescindere dalla quantità assunta.
Ciò posto, e chiarito che il lavoro del commercialista è quello di un medico aziendale, in questo articolo voglio affrontare il tema della finanziabilità dell’azienda.
Alcuni commercialisti, guardano elementi reddituali, come il reddito netto, oppure il reddito operativo, o magari il reddito lordo ante imposte, o il margine operativo lordo. L’approccio reddituale in questa materia (finanziamenti d’azienda) è errato, perché le banche, e i loro sistemi di rating, non ragionano in termini di reddito, ma di cassa.
Quando, allora, un’azienda è maggiormente finanziabile?
La risposta professionale corretta
La risposta corretta al tema della finanziabilità sta nella determinazione corretta di un dato finanziario: FCF (free cash flow).
Il free cash flow rappresenta la cassa libera per gli azionisti. Una relazione molto importante della finanza aziendale consente di dimostrare nella relazione (1):
FCF = Delta Cassa
Quindi, FCF (free cash flow) rappresenta il delta cassa prodotto da due stati patrimoniali in due anni successivi. Ma se finora abbiamo compreso cosa sia il delta di cassa, e se concordiamo sul fatto che è utile sapere quale valore assume, ci interessa a questo punto anche e soprattutto capire come tale cassa si è formata.
Un consiglio professionale
Il consiglio professionale che lascio ai commercialisti che mi leggono è quindi quello di concentrarsi non tanto sulle variabili reddituali, ma su quelle di cassa, cioè su quelle del rendiconto finanziario. Si badi bene; so bene che lo sapete fare, occorre però saperlo leggere nella logica dei rating interni bancari, il che non è assolutamente banale.
Del resto, se vogliamo sapere quanta cassa si è prodotta oppure distrutta da un anno all’altro è sufficiente guardare al valore della voce “cassa e banche e cash equivalent” di due asset seguenti di stati patrimoniali, cioè porre la relazione (2):
Cassa e banche attive (anno x) – cassa e banche attive (anno x-1)
Tale semplice formula ci fornisce la risposta corretta, ovviamente, ma nulla ci dice di un altro tema cruciale per l’analisi del merito creditizio: come si è formata, cioè bruciata o creata, quella differenza di cassa?
La domanda chiave è allora: come si forma il Delta cassa?
Consiglio operativo
Se noi ci limitassimo, cioè, a esaminare il valore delle relazioni (1) e (2), potremmo arrivare a conclusioni errate.
Due aziende con lo stesso delta di cassa possono avere una modalità di creazione del delta cassa molto diverso tra loro.
Possiamo cioè avere due delta cassa uguali su aziende molto diverse tra loro.
Possiamo concludere che lo stesso analista esterno potrebbe valutare positivamente una azienda e negativamente l’altra, pur in presenza dello stesso saldo finale del rendiconto finanziario, cioè in presenza del medesimo delta cassa. Serve allora dotarsi di una forma di scrittura del rendiconto finanziario in grado di risolvere problemi complessi, come per esempio quello della comparazione di diverse aziende o scenari, poiché le banche, con i loro sistemi interni, ragionano in logica di benchmark.
Partendo allora dalle due relazioni sopra ricordate, il mio consiglio è quello di dotare lo studio professionale di strumenti di analisi di rating sintetici, in grado di fare analisi comparabili con quelli, certamente più complessi (e di molte grandezze più costosi) delle banche.
Conclusioni
In questo articolo ho ricordato la logica errata e corretta di prevalutazione di finanziabilità e indicato le due variabili chiave dalle quali partire per la costruzione di un proprio sistema di rating sintetico di studio professionale.
Nel prossimo solleverò, con un esempio professionale, la questione della comparazione di diverse aziende che, pur avendo analogo delta cassa, possono avere risultati di finanziamento bancario molto diversi.
Cioè, diverse aziende seguite dallo studio professionale, pur con la capacità di produrre liquidità, cioè cassa, comparabile, potrebbero essere valutate difformemente dal sistema bancario. Presento molti casi pratici su questo tema nel mio corso MasterBANK.
Nel prossimo articolo spiegherò le ragioni, e cosa fare per dare consulenza operativa.