Come un commercialista deve sviluppare un piano di continuità
Esistono tre grandi aree di indagine, nel caso della pianificazione finanziaria aziendale. La prima è quella dello start up aziendale, la seconda quella della continuità, la terza quella della crisi di impresa e della prospettiva di eventuale chiusura.
In questo articolo trattiamo del tema della continuità aziendale, che è quello di maggiore frequenza, nel caso dell’attività professionale.
Il tema è molto ampio, poiché riguarda tutti i casi delle aziende che procedono nella logica del principio contabile di going concern, cioè della continuità, appunto, d’azienda. Fornirò quindi ai commercialisti tre consigli operativi sulla logica di impostazione del business plan in aziende ipotesi di continuità.
La tematica
La tematica oggetto di questo articolo è ampia, perché riguarda sostanzialmente due grandi ambiti applicativi: il primo è quello degli investimenti, il secondo quello in assenza di (sostanziali) investimenti. Premesso che, nell’arco pluriennale di un business plan è praticamente impossibile trovare aziende che non abbiano alcun piano di investimento, a prescindere dall’esistenza di un piano di spesa, comunque il business plan è elemento ormai imprescindibile di pianificazione, anche solo per le normali necessità di rinnovo dei fidi bancari.
Il primo punto dal quale partire è, quindi, quello del saper costruire un piano di continuità; esso ha un problema, ovviamente. Questo è quello di dover agganciare il nuovo piano aziendale ai bilanci storici. Per tale ragione, la costruzione di un piano di continuità pone, ovviamente, problemi tecnici superiori a quelli della costruzione di un piano di start up.
Primo consiglio operativo: studiate le formule
Il primo punto per il commercialista è, naturalmente, quello di dotarsi di un modello proprietario e flessibile. Il primo consiglio operativo che voglio indicarvi è quello di dotare il vostro studio di modelli di sviluppo di cui conoscete perfettamente le formule. E’ oltremodo imbarazzante non saper rispondere sul risultato di un calcolo, in un contraddittorio con il cliente o con il soggetto finanziatore. Di più, è assolutamente indice di mancanza di professionalità.
Ergo, il primo consiglio è conoscere come funziona il modello che state utilizzando per i calcoli, avendo contezza di tutte le formule utilizzate, dalle più semplici, come il tasso di crescita della produzione industriale, a quelle più complesse, come il calcolo di altri flussi di cassa operativi netti.
Il primo senso di professionalità del professionista che ragiona con l’imprenditore e, ancor di più, con il soggetto finanziatore, è saper sempre e in ogni momento rispondere dei numeri che sono stati prodotti.
Non è professionale rispondere: lo ha detto il programma in commercio, il computer o il software.
Secondo consiglio operativo: parlate di saldo di cassa
Il secondo consiglio è derivante dalla mia esperienza ventennale in questo campo. In finanza vige una e una sola regola:
Cash is King
Corollario di questa regola, esiste un mio detto, che amo ripetere ai miei allievi commercialisti:
I bilanci si fanno per competenza; i fallimenti, per cassa.
Alla banca fa certamente molto piacere conoscere la dinamica reddituale dell’azienda, presente e futura, possibilmente integrata dai dati patrimoniali. Tuttavia, tali informazioni sono scarsamente rappresentative di un risultato, se avulse dalla logica di cassa. Pertanto, se interesse della banca o del soggetto finanziatore in genere è la continuità della vita aziendale, allora sarà importante dare informazioni sulla cassa. Il secondo consiglio è allora quello di dimostrare alla banca la quadratura tra il saldo finanziatio della gestione complessiva e il cash flow lordo.
Nella tabella che segue vi indico la formula per calcolare il cash flow lordo e dimostrare la quadratura.
E’ molto importante parlare al finanziatore in termini di cash flow lordo, e dimostrare che esso coincide con il saldo finanziario della gestione complessiva; in questo modo, il linguaggio è quello della cassa. Naturalmente, queste sono soltanto le basi di un discorso molto più ampio, complesso e rigoroso.
Terzo consiglio operativo: parlate di flussi di cassa
Il terzo consiglio approfondisce il precedente. Il commercialista deve parlare di conto economico prospettico, di stati del patrimonio ma anche, come si è visto, di cash flow loro, che deve coincidere, come sopra ricordato, con il saldo finanziario della gestione complessiva.
Ma, per ragionare con l’istituto finanziatore, è importante approfondire il ragionamento del piano di continuità trattando anche dei flussi di cassa.
L’altra importante quadratura è quindi quella sui flussi di cassa, che devono coincidere con la variazione della liquidità dello stato patrimoniale.
Nella tavola che segue vi indico lo schema da seguire, con formule finali che dovrete mettere a dimostrazione della quadratura (indicazione di mancanza di squilibrio, cioè check pari a zero).
E’ molto importante, perché questa seconda quadratura consente di verificare la correttezza dei rendiconti, poiché il saldo cassa è dato, ovviamente, dalla variazione di liquidità delle voci:
cassa e banche anno x – cassa e banche anno x+1
Questo saldo, cioè la variazione patrimoniale della liquidità in attivo, deve quadrare, come nella tavola sopra indicata, con il flusso di cassa della gestione complessiva.
Vi consiglio di indicare sempre nei vostri lavori il prospetto sopra raccomandato, nei piani di continuità aziendale.
Conclusioni e consigli finali
L’importante è che il commercialista abbia bene in testa lo schema di riferimento di un piano di continuità aziendale, dal lato finanziario. Presentare un piano di continuità aziendale, ovviamente, comporta l’aggancio dei bilanci consuntivi con i budget prospettici, andando a redigere un piano con:
- conti economici previsionali
- stati del patrimonio previsionali
- analisi per indici
- analisi per flussi di cassa
L’ultima di queste considerazioni è la più importante. La banca vende denaro e vuole sentire parlare di denaro.
Per farlo, occorre avere ben chiara la distinzione di due variabili del saldo finanziario della gestione complessiva e del flusso finanziario della gestione complessiva. In questo articolo abbiamo esaminato le due formulazioni, che possono essere riassunte nella tavola di sintesi seguente:
Chiara la logica finanziaria e le formule da usare, ora si può pensare di scrivere il business plan per aziende in continuità.
Come dice la figura sopra indicata, questo è argomento molto più ampio e dovrà essere affrontato in altra sede. In conclusione, in questo articolo abbiamo compreso come sia importante applicare 3 consigli operativi, nella costruzione di un piano di continuità aziendale:
- dotarsi di un modello di cui si conoscano le formule nei dettagli
- presentare il saldo finanziario della gestione complessiva
- presentare il flusso finanziario della gestione complessiva
Applicare questi tre consigli operativi secondo gli schemi che ho sopra fornito consente al commercialista di presentare al cliente, in primis, e al finanziatore, in secundis, un piano di continuità aziendale in logica finanziaria, strettamente professionale.