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Come si riscrive il bilancio in logica bancaria

Il bilancio, nella più parte degli studi professionali, viene visto come documento che risponde alle logiche che tutti conoscono. In banca, la sua analisi richiede invece una rivisitazione.

In questo articolo si accenna alle logiche fondamentali, suggerendo al Commercialista una chiave di lettura professionale alternativa.

La logica finanziaria

Il punto di partenza della logica finanziaria è quella di segmentare l’attivo in tre macro aree:

  • Attivo corrente
  • Attivo operativo non corrente
  • Attivo non operativo non corrente
  • Parimenti, il punto di partenza è segmentare 3 macro aree nel passivo:
  • Passivo corrente
  • Passività finanziarie
  • Patrimonio netto

Da questo punto di partenza, nei nostri modelli excel dovremo raggiungere un aggregato intermedio, compensando l’attivo e il passivo corrente, ottenendo, dal lato attivo:

  • Capitale circolante netto
  • Capitale non corrente

Parimenti, dal lato del passivo vogliamo ottenere:

  • Passività finanziarie
  • Patrimonio netto

Questo non è il punto di arrivo, poiché nei nostri modelli operativi su elaboratore elettronico vogliamo ottenere un terzo e ultimo punto di arrivo, dal lato attivo:

  • Capitale circolante netto
  • Capitale fisso (non corrente) netto
  • Parimenti, nel terzo e ultimo passaggio logico, vogliamo avere, dal lato passivo:
  • PFN (posizione finanziaria netta)
  • PN (patrimonio netto)

Detta così, la teoria, sembra un gioco da ragazzi.

E’ davvero semplice ottenere questa scrittura del bilancio

Il punto è che, passando dal piano teorico, che ogni Commercialista conosce, a quello empirico, sorgono problemi applicativi.

Se, dal lato economico, appare doveroso riscrivere il conto economico al fine di far risultare una riscrittura in chiave finanziaria, con le grandezze di EBITDA ed EBIT nelle parti centrali, si devono operativamente interpretare i dati del bilancio in quarta direttiva, come, ad esempio:

Dal lato patrimoniale, le cose sono invece molto meno semplici. Per esempio:

Quindi, alla voce “altre”, delle immobilizzazioni finanziarie, ci sono ben sette valori da considerare, nello schema di bilancio. Per chi pensasse che sia finita, si osservi che, al contrario, al fine di riclassificare la voce delle “partecipazioni finanziarie”, riscritte come lo leggono le banche – ma potremmo dire qualsiasi operatore finanziario, come un fondo chiuso, ad esempio – allora servono altre sei voci dei crediti infragruppo oltre 12 mesi (considerati appunto in chiave bancaria immobilizzazioni finanziarie) ed anche la voce pura delle partecipazioni.

Se facciamo i conti, per una sola voce riclassificata, dobbiamo fare un calcolo su quattordici altre voci, sparse nel bilancio secondo le bizzarre logiche del legislatore. Ho fatto un esempio di una sola voce del conto economico (la variazione rimanenze) e di una sola voce del patrimoniale (le partecipazioni). Ma, come noto, questi calcoli vanno effettuati su centinaia di voci del bilancio.

Quindi, se arrivare allo schema teorico appare un concetto semplice, dal punto di vista operativo comporta non banali operazioni di studio di quali poste del bilancio vadano spostate, e numerosissimi calcoli. Certamente, parliamo di giorni di lavoro, su quattro bilanci in serie, se – ammesso di conoscere le formule teoriche – pensiamo di operare manualmente o con una calcolatrice, fino a far quadrare i conti.

Perché proprio almeno quattro bilanci? Per poter avere, dal lato del rendiconto finanziario, almeno una serie storica minima da analizzare (3 valori).

Due consigli sul patrimoniale

Per il momento, e per i fini di questo articolo, rinviamo i consigli sulla riscrittura del terzo conto: il rendiconto finanziario. Riscriverlo ai fini del fare emergere valori di interesse della logica bancaria è il lavoro più complesso, e quindi rinvieremo ad altro articolo la trattazione. Rimanendo sul patrimoniale, il consiglio operativo ai fini della riscrittura in logica bancaria è quella di fare emergere due valori:

  • Capitale investito lordo
  • Capitale investito netto

Alla banca e al soggetto finanziatore in genere interessano queste due poste, che devono essere calcolate nella riscrittura del patrimoniale.

La formula generale che unisce i due conti – ma esistono molte formule intermedie per farli quadrare – è rappresentata dallo schema seguente, che consiglio di sviluppare.

Riscrivere il patrimoniale a CIL (capitale investito lordo) e CIN (capitale investito netto) è un passaggio obbligato per discutere in chiave finanziaria. Questo, non solo perché molti indici di bilancio sono correttamente calcolabili sono con questi due diversi valori, ma perché sono la base per riscrivere il bilancio in “quattro quadranti”, tema fondamentale dell’analisi finanziaria. Operativamente, occorre ragionare su alcuni aggregati intermedi, e cioè il già citato CIL, dal quale sottrarre i fondi (sia il TFR, sia altri fondi), sia i debiti non finanziari a medio lungo termine, tra i quali distinguere i debiti infragruppo e i debiti verso terzi. Concetti semplici, in teoria, ma come si è visto non così banali in pratica (per il rischio di dimenticare qualcuna tra le decine di voci del bilancio).

Naturalmente, sembrerà inutile calcolare tutte le ipotesi possibili. Per esempio, potrei non avere molte poste di bilancio, nel caso in esame. Ragionamento pratico, ma fallace, per due ragioni.

La prima; invariabilmente, si rischia di dimenticare qualcosa e di non “quadrare”.

La seconda; accettabile se si opera una tantum, ma del tutto irrazionale e inefficiente se si opera professionalmente in materia finanziaria.

Conclusioni

In questo articolo ho consigliato di fare emergere nel conto economico due principali aggregati:

  • EBIDTA
  • EBIT

Parimenti ho consigliato di fare emergere nel patrimoniale due principali aggregati:

  • CAPITALE INVESTITO LORDO
  • CAPITALE INVESTITO NETTO

Questi quattro numeri sono fondamentali nell’analisi finanziaria in logica bancaria. Tuttavia, non siamo che agli inizi del nostro lavoro. Infatti, abbiamo appena scoperto di dover detrarre dal CIL fattori del passivo che, normalmente, lasciamo appunto nel lato destro del patrimoniale. Nella logica bancaria, si spostano a sinistra, al fine di lasciare a destra solo le grandezze di cui sopra, trattate nella parte teorica. Operativamente, il CIN è grandezza fondamentale, poiché si tratta del totale dell’attivo del bilancio riscritto a quattro voci. Su questa grandezza operano i sistemi di rating sintetico e i sistemi di rating interno.

Ergo, il problema sarà ora dimostrare che il bilancio, così riscritto, con compensazioni di poste in centinaia di formule, pareggerà con il passivo, nel quale vorremo trovare due sole altre voci, da contrapporre al net working capital e al fixed assets in attivo. Si tratta degli aggregati D (debt) ed E (equity).

Ora, abbiamo soltanto riscritto l’attivo. Per farlo quadrare con il passivo serviranno molti altri passaggi. Lo spazio è tiranno e – di conseguenza – dovremo trattarne in altro articolo. In conclusione, consiglio ai commercialisti di riscrivere sia il conto economico, sia l’attivo patrimoniale, al fine di far emergere le quattro grandezze indicate.

La correttezza dei nostri calcoli sarà dimostrata, ovviamente, dalle quadrature, poiché avremo necessariamente un passivo patrimoniale che avrà numeri diversi dal civilistico depositato, poiché diverse sono le logiche di interpretazione della banca e di chi ragiona non in chiave fiscale, ma finanziaria. Le due logiche sono complementari, ed entrambe devono quadrare.

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