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Come può un Commercialista dialogare professionalmente con il sistema di rating bancario (anche per le PMI)

Come noto, il mondo finanziario ragiona in termini di rating.

Ci sono quelli esterni (Moody’s, Fitch, Standard & Poor’s, ecc.) e quelli interni, cioè quelli sviluppati internamente dal sistema bancario.
Nella quasi totalità dei casi, almeno per le micro, piccole e medie imprese non quotate, il commercialista si troverà sempre a vedere il proprio cliente dialogare con una banca, e segnatamente i numeri forniti dallo studio saranno caricati nel motore del rating interno bancario, che varia da un Istituto ad altro.

La stragrande maggioranza degli studi professionali è ancora fermo alla logica degli indici di bilancio, spesso studiati in epoca curricolare universitaria, talora aggiornati a manuali di vario genere reperibili in commercio. Talora si calcolano migliaia di indici, la stragrande maggioranza dei quali perfettamente inutili, formando così una sovrabbondanza di informazioni non solo pleonastiche, ma anche confuse, poiché inadatte a predire il giudizio dell’istituto bancario, che ragiona con logica finanziaria.

Tutto questo si traduce in scarsi risultati per il cliente e difficoltà, per lo studio, di imporsi sul mercato come esperti di Finanziamenti d’Impresa.

Per quanto esistano – come detto – pur all’interno di codificate categorie ben diversi sistemi di analisi interna (di fatto uno per banca), le regole internazionali dei finanziamenti bancari sono sempre le stesse, tali per cui, con una ragionevole approssimazione, è possibile, volendo, costruirsi un sistema di rating sintetico, cioè la tipologia di sistemi raccomandati dalla migliore dottrina e prassi professionale.

Tale sistema, essendo aperto e modificabile dal consulente, è in grado di simulare, sia con capacità di analisi ex post, sia con finalità predittiva ex ante, il ragionamento di un sistema interno bancario.

Nella figura seguente, si rappresenta un caso di analisi sviluppato su un’azienda di circa 50 milioni di fatturato, indicando la tabella riepilogativa finale del sistema.

Naturalmente, l’intero modello e la relazione completa sviluppano oltre un centinaio di pagine di calcoli e non è possibile illustrarlo negli spazi di un articolo. Tuttavia, il lettore potrà intuire la profonda differenza tra una banale analisi di bilancio e un sistema completamente automatico, sviluppato in una logica finanziaria.

Si veda la seguente immagine:

Normalmente, quando si scrive di questi temi, il commercialista appare scarsamente interessato poiché pensa siano applicabili soltanto alle medie e grandi imprese, che raramente affollano gli studi nostrani, data la struttura del nostro mercato. Al contrario, voglio dimostrare in questo articolo che l’analisi con un sistema sintetico è perfettamente possibile anche nel caso di una micro impresa, cioè un’azienda con meno di 10 addetti e numeri estremamente contenuti.

 

 

Cosa si può fare per una PMI

Nel seguito, voglio mostrare lo stesso modello di rating nel caso di una micro impresa di circa 1 milione di fatturato, indicando come un’azienda che raddoppia il volume di affari in soli due esercizi, in realtà, se non monitorata, può minare gravemente gli equilibri e diventare, paradossalmente, sostanzialmente non più bancabile.

Si veda la seguente immagine:

Cioò che rileva è comprendere che un sistema sintetico è un insieme organico e strutturato, legato da relazioni logiche, in grado di valutare ex post e monitorare ex ante i parametri vitali di un’impresa.

Esso, se si analizza l’output sintetico, consente a un lettore esperto, in una sola pagina (riassuntiva talora di centinaia di pagine di numeri e analisi), di avere un quadro di sintesi. Il modello proposto si compone di 6 aree o quadri di riepilogo articolate su 30 indicatori.

A. Quadro economico

Il quadro economico sintetizza all’analista i parametri indispensabili di area reddituale.

B. Quadro patrimoniale

Il quadro patrimoniale riassume gli elementi nodali dello stato del patrimonio (si badi bene che alcune informazioni non sono affatto desumibili dalla riclassificazione CEE di partenza).

C. Quadro finanziario

Il quadro finanziario, attraverso una serie di calcoli, restituisce i driver di valori chiave di analisi finanziaria, nella logica dell’osservatore esterno.

D. Indici

Il quadro indici, se si osserva, non offre centinaia di inutili indicatori, ma solo alcuni selezionati driver di valore finanziario, che girano nel motore del sistema di rating sintetico.

E. Equilibri

Il quadro equilibri, nella sua apparente semplicità, sviluppa i tre fondamentali equilibri che girano in ogni sistema di rating di matrice bancaria.

F. Cash flow

Il quadro cash flow consente all’analista di leggere i bilanci nella logica finanziaria, nel linguaggio internazionale che presto sarà adottato anche in Italia da tutto il sistema bancario.

 

Conclusione

Il Commercialista potrebbe essere portato a pensare che questi temi siano riservati a un mondo di media e grande impresa lontana dal proprio studio. Lo pensava anche il professionista della micro impresa qui sopra rappresentata, prima di perdere il cliente, che non capiva perché “la banca gli aveva detto no”.

Si è detto sopra che, volendo, si può sviluppare internamente un sistema di rating sintetico, molto efficace e, in grado di far crescere il numero di consulenze dello studio.

Chi scrive ha impiegato una decina di anni a scrivere il proprio (e un’altra decina a testarlo su sufficienti casi diversi).
Molti commercialisti oggi lo studiano al mio corso MasterBANK, e lo usano professionalmente per la propria consulenza, perché hanno compreso che i bilanci si fanno per competenza, ma i fallimenti per cassa.

Come vuole un adagio del mondo finanziario: cash is king.

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