Come il Commercialista deve pensare la Progettazione finanziaria
Il dottore Commercialista viene spesso interpellato o ex post, come custode della partita fiscale, oppure tardivamente, quando l’azienda ravvisa una esigenza finanziaria e chiede consiglio.
Al contrario, il professionista va interpellato ex ante, poiché solo la progettazione finanziaria consente all’azienda di affrontare le sfide del futuro, sia per la crisi economica, sia per l’impatto della pandemia.
Per farlo, occorre avere una logica di valutazione, che parte dagli assunti economici di base.
I contenuti metodologici del nostro modello
Se si vuole avere una gestione professionale della clientela, occorre saper offrire ad essa un piano di controllo e pianificazione dell’azienda.
Prima di passare alle parte finanziarie, è buona norma saper calcolare il punto di pareggio, non in termini teorici, ma operativi professionali (si veda figura 1).
Figura 1 – Il break even point
E’ nodale naturalmente saper portare questo schema in termini operativi, avendo nel proprio portatile uno strumento di calcolo, per non fare discussioni teoriche ma pratiche e professionali.
L’imprenditore va guidato nella stima dei propri costi fissi, variabili e ricavi.
Troppo spesso le aziende pensano di andare in banca a chiedere del denaro, senza aver fatto prima una pianificazione, almeno a cadenza annuale, dei propri budget prioritari, che riguardano queste tre grandezze.
Non ha alcun senso non saper rispondere alla domanda di quale sia il proprio livello di capacità produttiva, quale quello di produzione programmata e quale il livello di margine di sicurezza.
Il secondo passaggio logico è quello di dotare l’azienda di un processo di valutazione che, partendo dalle ipotesi di base, in funzione di proiezioni opportune, determina i tre budget descritti nello schema precedente (ricavi, costi variabili e fissi).
Di qui, il secondo passaggio è quello della stima del capitale circolante netto operativo, considerando i crediti verso clienti, i debiti verso fornitori e le rimanenze.
Il terzo passaggio, solo successivo ai primi due, sarà quello di valutare gli investimenti eventualmente necessari, distinguendo dove investire, quanto investire e in che momento farlo.
Da ultimo, come quarto passaggio logico, si ragiona sul bilanciamento fonti e impieghi, distinguendo tra mezzi propri, mezzi finanziari di terzi e leggi agevolate.
Tutto il processo di valutazione parte dalla strategia, si sviluppa mediante la pianificazione e si monitore con il controllo (si veda figura 2).
Figura 2 – Il processo di valutazione
I video
Ho preparato una serie di video per meglio spiegarti i concetti espressi in questo articolo.
Eccoli qui sotto, approfittane:
Conclusione
Il dottore Commercialista ha due strade.
La prima è quella di continuare ad essere considerato un fornitore di servizi necessari, legati alla dinamica civilistica e fiscale degli adempimenti obbligatori. Non io, ma la clientela aziendale in genere considera il dottore Commercialista come colui che redige i bilanci e calcola le tasse. Tale visione – a torto o a ragione – è quella prevalente sul mercato.
Una visione miope dello Stato e della burocrazia italiana certamente provvede ad incrementare questa visione, costringendo il dottore Commercialista ad un ruolo limitato e di consultazione successiva alla assunzione delle scelte strategiche aziendali.
Passare ad una visione di consulenza in materia finanziaria consente due risultati: riappropriarsi di un ruolo professionale qualificato e ricercato, da un lato, e riuscire a farsi pagare parcelle corrispondenti a tale riconosciuto servizio. Per farlo, non si può improvvisare; occorre dotare il proprio studio di strumenti professionali altamente qualificati e specifici nella materia dei finanziamenti d’azienda, tutti gli strumenti che potrai trovare già pronti per l’uso al corso MasterBANK