La determinazione del costo del debito nel CAPM
Quando sono stato chiamato ad intervenire, la situazione si trovava a un bivio delicato: era in corso la trattativa per la cessione di una parte delle quote, e il prezzo fissato dalla controparte sembrava non riflettere accuratamente il valore dell’impresa. A un’analisi più approfondita, con il mio team abbiamo scoperto che il metodo di valutazione adottato era stato troppo superficiale, non considerando adeguatamente il costo reale del debito e il suo impatto sul valore complessivo.
Come ci siamo mossi
La prima mossa è stata esaminare la struttura del debito dell’azienda, essenziale per definire con precisione il costo del capitale di debito da inserire nella formula del CAPM. Abbiamo seguito l’approccio di Damodaran a abbiamo delineato un quadro molto più accurato del reale valore finanziario dell’azienda. Il metodo tradizionale usato precedentemente, basato sul semplice rapporto tra interessi passivi e valore contabile del debito, non aveva infatti tenuto conto di elementi critici come la tipologia di debito, la scadenza dei finanziamenti e le condizioni macroeconomiche attuali. Questo aveva portato a una valutazione delle quote sostanzialmente diversa rispetto al loro effettivo valore.
Il costo del debito è un elemento cruciale nella valutazione aziendale, influenzando le decisioni di investimento e finanziamento. Uno dei più influenti esperti in questo campo, il Prof. Aswath Damodaran, ha sviluppato un approccio innovativo per stimare il costo del debito. Sebbene il CAPM sia tradizionalmente impiegato per calcolare il costo del capitale proprio, Damodaran ha esteso la sua applicazione anche al debito, offrendo una visione più completa e sofisticata.
Molti approcci errati nel calcolo del costo del debito derivano dall’uso improprio della formula che divide gli interessi passivi per il valore contabile del debito. Questo metodo può portare a risultati fuorvianti perché non tiene conto di diversi fattori come la struttura del debito stesso. La struttura del debito di un’azienda ha un impatto significativo sulla determinazione del costo del debito, specialmente quando si utilizza il CAPM per la sua stima. Comprendere come diversi aspetti della struttura del debito possano influenzare i risultati è fondamentale per le decisioni strategiche e finanziarie.
Le considerazioni
Una delle prime considerazioni riguarda la tipologia di debito. Il debito a lungo termine, per esempio, offre tassi d’interesse solitamente più bassi e scadenze più lunghe, riflettendo il rischio di mercato e il rischio di default distribuito nel tempo. Al contrario, il debito a breve termine spesso comporta tassi più elevati e una maggiore volatilità, rappresentando un potenziale rischio se richiede rifinanziamenti frequenti, specialmente a tassi variabili. Peraltro, il valore complessivo dell’indebitamento può contenere prestiti accesi in diverse epoche, i quali sono stati concordati con condizioni diverse come diverse erano le condizioni macroeconomiche al momento dell’accensione. Inoltre, i prestiti a lungo termine tendono ad avere tassi d’interesse fissi, mentre quelli a breve termine possono essere soggetti a tassi variabili, adattandosi alle fluttuazioni del mercato. Un’azienda con una quota significativa di debito a breve termine potrebbe trovarsi a fronteggiare costi più alti in caso di rialzo dei tassi d’interesse. Inoltre, le ristrutturazioni frequenti del debito possono comportare costi aggiuntivi, impattando negativamente il costo complessivo.
Pertanto, l’approccio semplicistico di stimare il costo del debito rapportando il costo per interessi al valore contabile del debito può restituire un risultato che non riflette il vero costo del debito aziendale.
Il rischio di default è un ulteriore elemento critico nella gestione del debito aziendale, influenzato dal rating creditizio, che non è stabile nel tempo; nel passato, quando ha ottenuto di potersi indebitare, l’azienda, poteva avere un diverso livello di rating rispetto al presente. Un rating basso implica un premio per il rischio più elevato e, di conseguenza, un costo del debito maggiore, al contrario un rating migliore implica un costo del debito minore.
Infine, le condizioni economiche generali influenzano notevolmente la struttura e il costo del debito. Periodi di alta inflazione o instabilità economica portano generalmente a tassi d’interesse più alti. Le aziende esposte a debiti variabili possono vedere aumentare i loro costi, mentre quelle con debito a lungo termine a tassi fissi potrebbero proteggersi meglio in queste circostanze. Inoltre, un’azienda con una solida struttura del debito tende ad avere un accesso facilitato e conveniente ai mercati dei capitali, riducendo il costo complessivo del proprio debito.
Pertanto, utilizzando l’approccio di Damodaran si può tenere conto di questi aspetti e considerare il rischio di mercato, catturare rischi specifici, considerare il rischio di default, tenere conto degli attuali tassi di interesse in vigore sul mercato, personalizzare le stime in base alle condizioni macroeconomiche. Il problema è che l’approccio di Damodaran è focalizzato sulle grandi imprese quotate e utilizzarlo per stimare il costo del debito per le PMI presenta sfide particolari poiché non sono disponibili i dati sul mercato dei capitali. Ecco alcuni passaggi chiave che invece si possono adoperare per adattare l’approccio di Damodaran alle PMI. In primo luogo, occorre scegliere un tasso di interesse base, successivamente adattarlo alla situazione aziendale specifica aggiungendovi uno spread in base al merito di credito dell’azienda in questione. Se non si conosce il merito di credito dell’azienda specifica, occorre stimarlo in base alle tecniche di scoring disponibili; tecniche che insegno al corso per diventare finanzialisti. Una di queste tecniche il modello di scoring Damodaran-Copeland al quale è associata una scala di spread da applicare al tasso base.
Conclusioni
In definitiva, l’approccio proposto da Damodaran per la determinazione del costo del debito attraverso il CAPM fornisce un metodo robusto e versatile che considera variabili critiche come il rischio sistematico e specifico dell’azienda.
Questo approccio è particolarmente utile in contesti economici complessi e per aziende con profili di rischio variabili. Utilizzando tecniche appropriate e dati aggiornati, è possibile ottenere una stima più accurata e utile per la gestione finanziaria e la valutazione delle imprese.