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Metodi tradizionali e metodi non convenzionali per la valutazione delle startup

Questo articolo riporta un estratto del mio intervento di formazione, in qualità di Presidente dell’Associazione Nazionale Finanzialisti a Innoweek 2024 la settimana della Open Innovation. (www.innoweek.it).

 

In premessa bisogna sgombrare il campo da un equivoco, la differenza tra “start up” e “startup”. Sembra banale ma non lo è. Una “start up” è una azienda giovane, appena nata, un’azienda nuova.

Che cos’è invece una “startup”? Una startup è un’azienda caratterizzata dalla capacità di crescere molto rapidamente. Questo rapido sviluppo è possibile solo se l’azienda produce qualcosa che possa essere venduto a un ampio mercato. Per raggiungere un ampio mercato la startup dovrebbe realizzare un prodotto o un servizio che risolve un problema che gli utenti ancora non sanno di avere cioè, bisogna essere i primi ad aver pensato a quella soluzione. Per crescere rapidamente, la startup deve adottare un modello di business scalabile. Attenzione, il modello di business è scalabile, non la startup; la startup, in questo caso, si definisce scalante.

Quando parliamo di scalabilità, intendiamo la capacità di crescere in modo significativo senza dipendere da più risorse di quelle con cui è iniziato, come manodopera e capitale. Ciò implica che una startup dovrebbe essere in grado di sfruttare le economie di scala, ovvero i vantaggi derivanti dall’aumento della produzione che a loro volta portano ad una riduzione dei costi medi unitari. In altre parole, la scalabilità è la situazione in cui si crea una forbice sempre più ampia tra ricavi e costi di produzione. Un modello scalabile è spesso legato ad un modello replicabile. Il modello replicabile vuol dire che può essere ripetuto in vari luoghi e periodi con poche modifiche. Questo consente alla startup di espandersi senza la necessità di modificare in modo significativo il proprio modo di operare. Per iniziale la scalata, la startup richiede forti iniezioni di capitali. Questo denaro viene, solitamente, ottenuto da investitori che accettano di mettere a rischio il proprio capitale in cambio di quote di proprietà della società.

Gli investitori cercano di remunerare il capitale investito, ovviamente, con un guadagno e il loro obiettivo finale è la Exit. Cioè, vendere le loro quote a una società più grande o rendendo pubblica la startup, quotandola in borsa. Il margine di profitto è semplicemente la differenza tra ciò che l’investitore ottiene all’uscita e l’importo inizialmente investito nella startup. Espresso in percentuale e tenendo conto del tempo, il rendimento è un’indicazione di questo margine di profitto. Capire questo concetto è di fondamentale importanza poiché i finanziatori mirano a massimizzare il proprio rendimento. Un altro concetto chiave, profondamente legato al rendimento, è il concetto di rischio.

Il rischio è direttamente proporzionale al rendimento; quindi, comprendere il livello di rendimento aiuta a valutare il fattore di rischio associato poiché questi due concetti condividono una relazione lineare: un aumento del rendimento comporta un aumento del rischio. Le startup sono considerate imprese ad alto rischio; pertanto, gli investitori che assumono un rischio così elevato richiedono rendimenti elevati. Attenzione per avere un rendimento elevato occorre pagare poco qualcosa che poi alla vendita viene scambiato a tanto.

Che cosa vogliamo significare?

  • Che qualsiasi investitore per massimizzare il proprio rendimento cercherà di pagare le quote della società target il meno possibile, ovvero con lo stesso esborso finanziario cercherà di avere più quote possibile.
  • Che la startup che è in cerca di fondi deve studiare l’avversario perché, a parità di condizioni, per avere più denaro possibile in cambio di meno quote possibile, è meglio farsi finanziare da un finanziatore che ha programmato un rendimento atteso più basso rispetto agli altri. Come si fa? È una cosa parecchio difficile e per questo è meglio rivolgersi ad un professionista con competenze di corporate finance specializzato in ambito startup.

Cosa vuol dire valutare una azienda? Si tratta di stabilire il valore economico della stessa. Questa valutazione gioca un ruolo fondamentale in molti settori, tra cui fusioni e acquisizioni, vendite di aziende, investimenti e pianificazione strategica. La valutazione è una combinazione di scienze e arti, poiché richiede l’uso di metodi quantitativi (scienza) insieme ad una comprensione qualitativa dell’azienda e del mercato in cui opera; ciò, insieme alla scelta del metodo di valutazione appropriato, all’esame di tutti i fattori, anche immateriali, che possono influenzare il valore dell’azienda, e alla considerazione del fine della valutazione, costituisce il punto nodale in cui l’esperienza, la competenza e la sensibilità dei professionisti costituisce l’arte significativa che, allo stato attuale, non può essere sostituita da un automatismo costituito da un software. Nel mondo della valutazione si è solito affermare che, quando il professionista con il software incontra il professionista che sa scegliere il metodo corretto e i parametri finanziari corretti, il professionista con il software è un professionista finito.

Attenzione ad una differenza fondamentale. Valore e prezzo non sono stessa cosa. Anzi, nella quasi totalità dei casi non coincidono. Una volta stimato il valore, poi il prezzo dipende dalla negoziazione tra le parti e, generalmente, è influenzato dalla parte che ha maggior potere contrattuale e da ulteriori fattori che ne influenzano la determinazione. Quali sono fattori influenzano il valore di un’azienda? La valutazione di un’azienda non è un compito semplice ma una danza complicata che coinvolge molti attori e molti fattori condizionanti. Ecco, di seguito, alcuni dei principali fattori che possono influenzare la valutazione aziendale:

  • La presenza di immobilizzazioni immateriali di valore che possono essere di particolare interesse per gli investitori, quali brevetti, marchi, Know-How.
  • La capacità di generare profitti di un’azienda è uno dei principali indicatori per qualsiasi potenziale investitore o acquirente. Se un’azienda riesce a dimostrare di realizzare profitti in modo costante nel tempo, il suo valore tende ad essere più alto.
  • Prospettive di crescita. Gli analisti non guardano solo alla storia finanziaria di un’azienda e alla sua situazione attuale, ma si concentrano anche sul suo futuro. L’elevata possibilità di prosperare continuamente e produrre profitti nel lungo periodo influenza direttamente il suo valore.
  • Il profilo di rischio. I rischi aziendali sono diversi in ogni azienda. Ogni azienda funziona all’interno di un contesto definito che costituisce i propri elementi di rischio. Questi potrebbero essere la concorrenza del settore e gli imminenti cambiamenti tecnologici che potrebbero renderla obsoleta o nuove normative che potrebbero ostacolarne le attività. Più è rischiosa l’azienda e, logicamente, più è probabile che gli investitori cercheranno di abbassare il prezzo delle quote.
  • L’idea imprenditoriale. Il concetto fondamentale di un’idea imprenditoriale di startup ruota attorno all’affrontare una questione irrisolta che colpisce più individui. Questo problema è strettamente legato alla potenziale dimensione della base di consumatori, che è direttamente influenzata dalla proposta innovativa della startup. Queste soluzioni innovative riguardano o un mercato esistente o la possibilità di uno nuovo che può essere sbloccato attraverso la proposta inventiva della startup. Quindi una buona idea è fondamentale per aumentare il valore della startup.
  • Il team imprenditoriale. La creazione e la crescita della startup durante i suoi primi anni sono attribuite principalmente agli sforzi dei suoi fondatori; pertanto, è chiaro che, nelle fasi in cui la startup si trova ad affrontare i primi passi, questo fattore diventa centrale. Infatti, è stato osservato che gli investitori in capitale di rischio preferiscono team diversificati quando scelgono gli investimenti. La diversità richiesta dagli investitori esclude, pertanto, che questi ultimi preferiscano imprenditori che creino in proprio le proprie startup. Tale dato è suffragato anche dal numero limitato di startup di questo tipo, rilevato dallo studio “Mind the Bridge” (2012) su un campione di startup italiane. Un altro attributo condizionante il valore aziendale è la conoscenza dei fondatori riguardo al mercato in cui competono e al modo in cui esso si sviluppa. In effetti l’esperienza dei founder è fondamentale in effetti, le startup di maggior successo vengono avviate da individui che hanno molta esperienza in un particolare campo grazie ai loro lavori precedenti. Infine, un altro aspetto particolarmente apprezzato dagli investitori è l’impegno quotidiano e la dedizione dei fondatori alla startup, che si esemplifica nello sforzo che compiono quotidianamente a favore dell’impresa. Ciò vuol significare che ci credono perché, se in prima persona non ci credono i founder per quale motivo dovrebbe crederci un investitore? Pertanto, se le caratteristiche del team dei founder di una startup sono di alta qualità, l’interesse da parte degli investitori nella startup cresce e cresce la possibilità di aumentarne il valore.
  • Gli attributi del servizio o del prodotto. Il servizio o il prodotto che una startup fornisce al mercato determina, in ultima analisi, il problema che risolviamo e se quest’ultimo sia considerato o meno un problema dal mercato. Inoltre, si raccomanda che il prodotto/servizio abbia il potenziale di sviluppo, inteso come servizi/prodotti aggiuntivi che possono essere rilasciati al pubblico, ciò consentirebbe alla startup di espandere o mantenere il suo attuale vantaggio. In alcuni casi, questo vantaggio può portare anche ad un aumento delle barriere all’ingresso per i nuovi partecipanti, il che aggiunge valore alla startup.
  • Modello di business. Il modello di business della startup presenta la logica da cui i fondatori e successivamente la startup mirano a creare, fornire e acquisire valore. Il modello di business vincente, per una startup è un modello che consente di scalare velocemente il mercato. Per una startup, la scalabilità è identificata come la componente più importante del suo modello di business, questa caratteristica è ricercata da ogni investitore per tutti i tipi di progetti finanziabili. Se questo parametro non viene rispettato, nel proprio orizzonte temporale di riferimento, molto probabilmente un investitore rifiuterebbe di finanziare un progetto del genere. La scalabilità connessa al modello di business dovrebbe essere valutata non solo rispetto al mercato attuale ma anche rispetto ad altri mercati correlati e a quelli che potrebbero essere interessanti in futuro. Tuttavia, se il modello di business della startup ha un elevato potenziale di crescita comporterà, per la relazione lineare rischio-rendimento, anche un alto rischio per lo sviluppo della startup.
  • La posizione del valutatore. Il punto da cui parte la valutazione di una startup (così come di qualsiasi altra impresa) è la posizione del valutatore stesso. Questa posizione è determinata da interessi economici, fondamentalmente diversi, tra le parti in gioco, durante il processo di valutazione. Nel caso di una startup, gli interessati primari e diretti alla valutazione sono gli investitori, che desiderano assicurarsi le migliori condizioni possibili rispetto alla loro partecipazione nella società i quali, per fare ciò, tenderanno a sottostimare il valore dell’azienda target. Dall’altro lato, l’imprenditore tenderà a sopravvalutare la sua impresa a causa dell’innamoramento alla sua idea, alle sue ipotesi, stime e congetture, che spesso si traducono in scenari non realistici. Di conseguenza, se si vuole avere una valutazione obiettiva di un’azienda, è necessario che le parti si rivolgano ad un perito indipendente che non abbia alcun interesse nei confronti di quell’azienda.
  • La fase in cui si trova la startup. Ovviamente Una startup che ancora deve dimostrare cosa è capace di ottenere dal mercato sarà valutata più rischiosa e, pertanto, il suo valore sarà certamente inferiore ad una startup che ha già iniziato a generare profitti.

Uno degli aspetti più critici della valutazione di un’azienda è l’essere in grado di aver chiaro da dove ha origine il valore e i diversi canali che ne garantiranno il sostentamento anche nel futuro. L’essenza attorno alla quale ruota la valutazione aziendale è la capacità di decifrare il modo in cui un’azienda origina innovazione, non solo innovazione in generale, ma principalmente innovazione audace o addirittura rivoluzionaria, dirompente. E, cosa ancora più critica, si tratta di individuare dove vengono incanalate le risorse investite per generare rendimenti che devono garantire un valore aggiunto superiore al costo di finanziamento di quel capitale. Il processo di valutazione è reso ancora più difficile dal fatto che l’innovazione e la generazione di valore conseguente non seguono un percorso in linea retta; piuttosto, è costituito da una miriade di percorsi estremamente diversificati basati sulle influenze del settore (e talvolta su fattori esterni) che determinano la posizione dell’azienda all’interno del suo ciclo di vita. La valutazione, pertanto, è una capacità che può essere perfezionata solo conoscendo bene questi percorsi e utilizzando un buon giudizio professionale.

La valutazione aziendale è una scienza multidimensionale e complessa che non può basarsi su un unico metodo universale. Esistono molti approcci e tecniche diversi con vantaggi e svantaggi unici che vengono selezionati in base alle particolari esigenze e situazioni. Sebbene esistano molti metodi, due categorie principali includono metodi assoluti e metodi relativi. Il primo approccio è quello di affidarsi maggiormente a numeri e formule matematiche, che si basano su principi logici e razionali, sviluppati dalla dottrina economica e finanziaria; il secondo approccio si basa principalmente sull’analisi dei valori espressi dal mercato.

La valutazione aziendale può essere affrontata attraverso metodi assoluti che si basano su un approccio quantitativo. Questi metodi si basano sul valore numerico derivato dai dati finanziari principali dell’azienda, quali ricavi, attività patrimoniale e flussi di cassa storici, presenti e futuri. I metodi assoluti per la valutazione aziendale rappresentano quindi l’approccio matematico poiché tengono conto del significato logico derivato dai valori fondamentali dell’azienda. Approccio matematico non significa che è l’approccio più preciso, in quanto anche l’uso di questa metodologia presuppone l’uso di stime e congetture per determinare i value driver. I metodi assoluti principali sono quattro:

  • metodo patrimoniale;
  • metodo reddituale;
  • metodo patrimoniale-reddituale misto;
  • metodo finanziario.

L’uso di metodi relativi per la valutazione aziendale, come il metodo dei multipli, è una pratica ampiamente accettata che prevede il confronto del valore della società da valutare con i valori di altre società o transazioni simili avvenute sul mercato. Il processo prevede l’osservazione del mercato, in particolare del settore rilevante per la nostra indagine, e l’identificazione dei fattori che possono effettivamente rappresentare e quantificare il valore di un’azienda determinato dalle interazioni tra acquirenti e venditori. Questi fattori vengono comunemente definiti multipli.

Gli approcci convenzionali alla valutazione menzionati in precedenza spesso non riescono a determinare con precisione il valore potenziale di una startup. Ciò è dovuto principalmente alla sostanziale incertezza associata alle iniziative che possiedono una componente tecnologica significativa, come spesso accade per molte startup. In tali circostanze, la stima dei costi, dei ricavi e degli investimenti diventa difficile. Inoltre, le metodologie esistenti non hanno la flessibilità necessaria per valutare le startup che, specialmente nelle prime fasi del loro ciclo di vita sono intrinsecamente flessibili. Inoltre, emergono difficoltà significative nell’applicare criteri tradizionali ad iniziative come quelle in esame, soprattutto in presenza di flussi negativi.  A complicare la situazione concorre anche l’assenza di dati storici che rende difficile la stima di parametri di rischio, come il Beta del modello CAPM. L’incapacità di fare affidamento su esperienze storiche per stimare il rischio e determinare il tasso di attualizzazione appropriato complica ulteriormente l’uso dei metodi finanziari. Nel caso delle startup, i parametri stimabili coprono solo periodi brevi, rendendoli inaffidabili.

La mancanza di parametri standardizzati quando si tratta di multipli rappresenta una sfida nell’applicazione dei multipli tradizionali alle società di nuova costituzione, anche quando si considerano i multipli per il confronto. Inoltre, l’assenza di società comparabili o la difficoltà nell’identificarle perfettamente complica ulteriormente l’utilizzo di metodi di valutazione attraverso i multipli di mercato. È, quindi, evidente che nel caso di aziende che attraversano una fase di trasformazione e crescita significativa, i modelli tradizionali potrebbero non comprendere efficacemente i fattori qualitativi e immateriali che influenzano il valore complessivo del capitale economico di un’azienda nelle sue fasi iniziali di sviluppo.

Valutare le aziende startup o quelle nella loro fase iniziale richiede, pertanto, un approccio diverso rispetto alla valutazione di aziende affermate con un track record ben consolidato. Le sfide legate alla determinazione del beta e dei tassi di sconto sono aggravate da vari fattori specifici delle aziende in fase iniziale. Il flusso di cassa negativo è spesso una caratteristica ricorrente per queste aziende alle prime armi, poiché le spese e gli investimenti in genere precedono la generazione di ricavi. Di conseguenza, diventa evidente che prevedere i profitti futuri per le startup è impossibile basandosi solo sulla performance storica. E siccome quando si stimano parametri, come i tassi di crescita dei ricavi, gli analisti comunemente tengono conto dell’elemento “storia” diventa evidente la difficoltà nell’utilizzare metodi convenzionali per valutare questo tipo di aziende. Fanno proiezioni per la crescita futura delle vendite considerando le tendenze del mercato e la posizione competitiva dell’azienda, utilizzando i dati più recenti per convalidare l’accuratezza delle loro previsioni.

I metodi per valutare le startup. Esistono modelli che catturano gli elementi più qualitativi e intangibili, quelli che incidono sul valore finale del capitale economico dell’azienda. Descriveremo qui, tra i diversi modelli:

  • Il Venture capital models.
  • L’Economic Value Added (noto come EVA®, il cui marchio è stato registrato dalla società di consulenza Stern Stewart & Co.).
  • Berkus method.

Tipicamente utilizzata dai nuovi investitori in venture capital, la logica comune è quella di identificare come periodo di riferimento non il momento attuale, ma una data futura in cui si ritiene che l’azienda avrà raggiunto un certo equilibrio economico e finanziario, mostrando risultati finanziari stabili e positivi. e flussi di reddito. Generalmente la data di inizio coincide con l’immissione di capitale, mentre per la data di fine periodo si considera la data della prevista way out.

 

Venture capital method

Nell’approfondire gli approcci valutativi maggiormente utilizzati dai venture capitalist, dobbiamo prendere in considerazione gli elementi legati alla natura e al rischio di quello specifico investimento. I tassi di sconto tipicamente utilizzati sono molto elevati. Questo perché le startup sono aziende molto rischiose. I tassi tipici richiesti nell’attività di venture capital oscillano tra il 25% e il 60% annuo, che sono inversamente proporzionali alla fase di investimento.  Questa tecnica di valutazione viene generalmente utilizzata nel contesto di aziende estremamente innovative che hanno una storia assente o molto breve.

Dal punto di vista tecnico, questo modello è una diversa declinazione del metodo finanziario. vengono identificati i financials stimati entro una data futura, solitamente coincidente con il momento della way out, che dovrebbe anche essere il momento in cui è ragionevolmente certo che il progetto abbia iniziato a generare flussi di cassa positivi. Viene calcolato il terminal value attraverso multipli di mercato scelti dalle tipiche tecniche di valutazione aziendale. Il valore risultante dopo questo calcolo viene quindi scontato ad un tasso solitamente compreso tra il 25% e il 60% in base al livello di rischio dell’investimento.

Il processo di valutazione nel dettaglio consiste in:

  • Realizzazione di un forecast per stimare i financials, tipicamente con un orizzonte temporale entro la data di exit.
  • Viene determinato il terminal value. L’importo finale è determinato con un multiplo di mercato; ad esempio, un moltiplicatore dell’EBITDA alla data della exit.
  • Si perviene all’attualizzazione del valore finale con un tasso di sconto che esprime il rendimento che il venture capitalist si aspetta di ottenere. I tassi ai quali i flussi di cassa vengono generalmente attualizzati nelle attività di venture capital possono variare tra il 25% e il 60% annuo.

La formula utilizzata per calcolare il valore scontato finale è la seguente:

Terminal Value Scontato = Terminal Value / (1 + Rendimento Obiettivo)n

Dove (n) è il numero di anni tra il periodo di investimento e quello di disinvestimento.

La critica principale al Venture Capital Method riguarda gli alti tassi di sconto utilizzati dai venture capitalist per giustificare tassi così elevati sulla base di diverse considerazioni, una delle quali include:

  1. la necessità di compensare la scarsa liquidità dell’investimento;
  2. il contributo dato in termini di competenze alla gestione dell’azienda, ed i servizi collegati, che ovviamente, dovrebbero essere remunerati al momento della way out;
  3. la necessità di fronteggiare il rischio a causa della probabilità di mancata sopravvivenza della società.

In questo caso bisogna tenere presente che il rischio che l’azienda non sopravviva durante il periodo di investimento da parte dei venture capitalist non è affatto trascurabile. Questo rischio ha un valore molto più elevato rispetto ad altre tipologie di rischi aziendali e, di conseguenza, richiede una remunerazione molto elevata per essere giustificata per prendersene carico. Tuttavia, alcuni operatori del settore, pur riconoscendo la validità delle tesi del Venture Capital Method, ritengono che una sopravvalutazione del tasso di sconto, poiché il premio implicito richiesto per il rischio di azzeramento dell’investimento e la mancanza di liquidità, sarebbe troppo elevato. Da queste considerazioni nascono altre metodologie empiriche che apportano alcuni aggiustamenti in vista di valori più ragionevoli.

 

Il metodo EVA

Questo metodo può essere utilizzato con una doppia funzione:

  • come misuratore delle performance aziendali, in quanto misura la creazione di valore da parte dell’azienda;
  • come metodo per valutare l’azienda.

In questa sede lo utilizzeremo come metodo per stimare il valore aziendale. Il primo passaggio consiste nella stima dei financials fino alla data della prevista exit. Successivamente dobbiamo procedere alla stima del costo del capitale. Il terzo passaggio prevede la determinazione de singoli EVA fino alla data della exit. Il quarto stadio è la determinazione del terminal value, infine la determinazione del valore aziendale sommando i flussi EVA scontati più il terminal value. La misurazione del valore con EVA si determina con la differenza tra il Net Operating Profit After Tax e il Capitale Investito moltiplicato per il WACC. Il WACC (Weithed Average Cost of Capital) corrisponde al costo del capitale di rischio (Ke) sommato al costo del capitale di debito (Kd). Essendo il WACC una media ponderata è necessario determinare l’impatto delle due componenti del costo del capitale sul WACC, mediante la proporzione Ke x E/(D+E) + Kd x D/(D+E), dove «E» rappresenta il valore dell’Equity e «D» rappresenta il valore del Debt. Alla formula precedente occorre applicare l’influenza dell’impatto fiscale causato dal costo degli interessi; pertanto, la formula precedente diventa Ke x E/(D+E) + Kd x D/(D+E) x (1-t), dove (t) rappresenta il tax rate. La determinazione del Kd è il rapporto tra gli oneri finanziari e il totale del debito finanziario. La determinazione del Ke è un affare più complicato. Per le stime del Ke ci si riferisce ai provider di servizi finanziari quali Yahoo Finance, Google Finance, Bloomberg, Teleborsa, per ottenere le variabili che costituiscono il Ke e cioè, il Risk Free Rate (Rf); il tasso di volatilità del settore, il Beta (β); il premio al rischio (rm).  I dati così ottenuto vengono sommati algebricamente secondo la formula seguente Rf + β (E(rm) – Rf). In una versione più raffinata, il beta può essere calcolato riferendosi alla singola azienda.

Il metodo EVA determina il valore economico di un’azienda attraverso la somma di:

  • Capitale netto investito iniziale.
  • MVA (Market Value Added), ovvero il valore attuale della somma dei flussi EVA attualizzati e di un Terminal Value, calcolato sulla base di un flusso medio EVA capitalizzato per un determinato numero di anni, (dalla data dell’investimento alla data della Exit). Ovvero del flusso EVA alla data della Exit.
  • Al netto dei debiti finanziari (PFN).

L’obiettivo di questa metodologia è verificare se le risorse finanziarie investite saranno adeguatamente remunerate. Tuttavia, poiché si basa su stime future potenzialmente incerte, questo metodo può talvolta portare a valutazioni errate della capacità effettiva di generare ricchezza. Ad esempio, nel caso delle startup in rapida crescita degli investimenti, il metodo tende a sottovalutarne il valore, poiché presuppone una relazione diretta e immediata tra il capitale investito e il risultato operativo. In realtà, queste aziende spesso registrano perdite operative nei primi anni a causa degli alti costi di gestione necessari per sviluppare il prodotto/servizio.

Metodo Berkus

Chi decide di investire in una startup in fase iniziale, come abbiamo visto in precedenza, non si basa solo sui cash flows o sui profitti prodotti, ma valuta anche altri parametri qualitativi come il team, la scalabilità e la replicabilità. Un metodo di valutazione molto utilizzato in questo ambito è il Berkus Method, che prende il nome dal suo ideatore. Questo metodo si basa su una struttura semplice: a seconda della dimensione del mercato di riferimento, si attribuisce un valore a ciascuna delle seguenti cinque voci (di solito da 0 a 500.000 €):

  • Qualità manageriali del team (Rischio di esecuzione).
  • Proposta di valore (Rischio prodotto).
  • Prototipo funzionante (Rischio tecnologico).
  • Relazioni strategiche (Rischio mercato e rischio competitivo).
  • Prodotto già lanciato e/o venduto (Rischio finanziario o di produzione).

Se una startup soddisfa pienamente tutte queste voci, avrà una valutazione pre-money di 2,5 milioni di euro. Questo indica che l’investitore ha cercato di minimizzare tutti i rischi associati all’investimento. Anche se questo metodo è abbastanza efficace, il risultato ottenuto deve essere verificato e supportato con almeno un’altra metodologia.

Come abbiamo visto in precedenza, la valutazione aziendale è una scienza multidimensionale e complessa che non si basa su un unico metodo universale. Esistono vari approcci e tecniche, ognuno con i propri vantaggi e svantaggi, che vengono scelti in base alle specifiche esigenze e situazioni. Una delle decisioni fondamentali consiste nel selezionare il metodo più appropriato a seconda del ciclo di vita dell’azienda. In questo contesto, entrano in gioco le competenze, l’esperienza e la sensibilità del valutatore. Tuttavia, possiamo fornire delle linee guida generali. Nelle prime fasi di vita di un’azienda (Startup e Young Growth), è consigliabile utilizzare metodi come il Berkus. Nelle fasi successive, quando le previsioni finanziarie diventano più affidabili, è opportuno utilizzare metodi come EVA, Venture Capital o anche i metodi tradizionali.

 

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