La costruzione di un modello finanziario (per il Commercialista specialista in finanziamenti d’azienda)
E’ fuori di dubbio che i prossimi mesi siano decisivi per un cambiamento totale della professione del dottore Commercialista.
La concomitante attuazione degli effetti del COVID, dell’introduzione delle nuove norme europee in materia bancaria, delle nuove regole sulla crisi di impresa, chiederanno al libero professionista nuove competenze evolute. Una di queste sarà certamente la capacità di offrire al cliente una perizia atta a rappresentare il valore di un progetto, sia per la parte economica, sia per quella finanziaria.
Per farlo, tuttavia, occorre disporre, sul proprio personal computer, nel proprio studio, di uno strumento di lavoro.
Occorre, in altre parole, dotare lo studio di un modello atto a rappresentare un piano economico e finanziario.
Ma, in pratica, come costruirlo?
Un consiglio operativo
Il mio consiglio operativo è quello di creare una struttura articolata su tre distinti capitoli. Nel primo, descriveremo i value driver, nel secondo i fattori economici del progetto, nel terzo la struttura finanziaria. Partiamo allora dalla struttura del primo capitolo, come schematizzato in figura 1.
Fig. 1 – Il quadro di report
Come si osserva dalla figura, sono tre i paragrafi che io raccomando per la struttura di report.
Esso costituisce un pilastro della relazione, articolato su tre paragrafi.
Nel primo, andremo a rappresentare il timing del progetto, elemento di fondamentale importanza per la pianificazione economica e finanziaria.
Nel secondo indicheremo le assumptions strategiche, e doteremo lo studio di un cruscotto, cioè di un pannello di controllo della congruità di tutte le formule del modello, un dashboard, una lavagna elettronica.
Nel terzo, modificheremo i value driver del progetto e osserveremo nel cruscotto come si modificano i valori. Ciò è di estrema utilità quando siamo al telefono con una banca, un cliente, un ente pubblico, e dobbiamo fornire risposte, in tempo reale, al variare delle ipotesi di base del progetto.
Nel secondo capitolo della relazione suggerisco di costruire la parte dei dati economici, come da figura 2.
Fig. 2 – economics
Nel secondo capitolo, andremo a illustrare, in diciassette punti, gli elementi essenziali, tratti da un precedente business plan che avremo prodotto, e che ai fini di questo articolo considero dato per realizzato.
Ma il business plan non è che una base per il piano economico e finanziario. Dovremo costruire il modello partendo dai ricavi, sia in forma di sintesi, sia di dettaglio, per poi passare ai costi di gestione, in entrambi i sensi, distinguendo tra costi fissi, variabili e del lavoro. Fatto queste tavole, dovremo rappresentare le dinamiche degli investimenti, degli ammortamenti, per poi rappresentare, solitamente su durate molto lunghe, il quadro dei vari EBIDTA, EBIT, EBIT. Si noti che i modelli dovranno essere auto compilanti, secondo equazioni che andremo a costruire partendo dai numeri del business plan.
Solo a questo punto, dopo aver descritto una dinamica, anche in forma grafica, di lungo termine – a seconda dei casi può riguardare anche decine di anni di programmazione – potremo passare all’analisi della pianificazione finanziaria strictu sensu.
Si parta dall’analisi della figura numero 3, riguardante i valori finanziari, che illustra l’indice del terzo capitolo della nostra relazione sul piano economico e finanziario.
Fig. 3 – Financials
Come si osserva, il mio consiglio operativo è di costruire subito la struttura del piano finanziario nella parte del debito.
Dopo, andremo a comporre la struttura fonti e impieghi del piano programmato.
A questo punto, richiamando i dati economici di lungo termine, aggiungeremo il calcolo del costo medio ponderato di capitale (che a sua volta dovrà prevedere l’uso di modelli di stima anche del capitale di rischio, cioè di stima del costo dell’equity ).
A quel punto, costruendo il cash flow, andremo a realizzare due tavole sui flussi operativi e sui flussi cosiddetti “free”, per diverse esigenze di pianificazione. Serviranno analisi dei flussi levered e unlevered, prima di passare alle analisi del Valore Attuale Netto, del Tasso Interno di Rendimento, del Pay Back, degli indicatori bancari come la media del costo del servizio del debito.
Infine, consiglio di inserire, come parte essenziale e qualificante del modello, una analisi di tipo what if, multivariabile, prima di giungere alle conclusioni.
Conclusione
In questo articolo abbiamo toccato un tema essenziale: il cambiamento della professione del Commercialista, legata a dinamiche di tipo strategico, molte delle quali esogene al sistema italiano.
Entrando a pieno titolo nell’epoca dei fondi strutturali, dei mercati finanziari, della pianificazione pluriennale, in un contesto pandemico, considerando anche le nuove norme bancarie introdotte da gennaio nel nostro Paese, la pianificazione finanziaria diventerà presto una necessità di tutto il sistema Paese.
So benissimo che molti dottori commercialisti pensano che le proprie imprese, per lo più di piccola e media dimensione, siano esautorate da tali obblighi e da questo linguaggio.
Si sbagliano; qualsiasi impresa, di qualunque settore e dimensione, sarà obbligata a comprendere, usare e discutere nel mercato degli intermediari finanziari questo linguaggio.
Il dottore Commercialista specializzato in questa materia, avendo a disposizione strumenti operativi e non teorici, potrà fornire ai propri clienti – e al gran novero di potenziali nuovi – una consulenza qualificata di estremo valore e prestigio, poiché non comune, e largamente richiesta.