Le 10 cose che deve verificare il Commercialista prima che l’imprenditore vada in banca
Nei mesi del Coronavirus, è passato nel grande pubblico il concetto che ci siano “soldi a fondo perduto”, in quantità esorbitante, disponibili per le imprese, semplicemente a prima richiesta, compilando un semplice modulo in banca. Tutti gli imprenditori che si siano recati in una qualsiasi banca italiana, hanno presto scoperto che le cose non stavano esattamente in tali termini politici, chiaramente propagandistici. Le ragioni sono ovviamente tecniche. Sta di fatto che alcuni di loro, irritati, abbiano dato la colpa, come sempre, al solito capro espiatorio: il Commercialista.
A lui l’ingrato onere di spiegare all’imprenditore due questioni:
- il fatto che i soggetti in capo alle imprese beneficiarie del finanziamento rischiano di essere chiamati a rispondere del reato di cui all’art. 216 della Legge fallimentare
- il fatto che rappresentanti legali della banca possano eventualmente essere chiamati a rispondere, ai sensi degli articoli 110 e ss. c.p., dei reati fallimentari, in caso di elargizione di credito non meritevole
Se, del resto, osservate l’atteggiamento cautelativo praticato da tutte le banche italiane, verificherete che l’approccio istruttorio non sia stato evitato, come era facile prevedere – e infatti avevo pubblicamente previsto – non essendo stata cambiata né la norma fiscale, né quella bancaria.
Cosa deve fare, dunque, il Commercialista, che come sempre rischia di far la fine dell’agnello sacrificale, in quanto primo contatto (umano) con il cliente? Le banche, continueranno sempre a verificare, nei documenti aziendali, i seguenti elementi tecnici, rispondenti a queste domande:
- In primis, spiegare che le decisioni di finanziamento di una impresa rientrano in un settore scientifico, quello della finanza, e in particolare dei finanziamenti d’azienda, che ha confini ben precisi e regole chiare e codificate. Come si analizza lo stato di salute economico-finanziaria di un’azienda nell’ottica dell’analista esterno?
- Perché un corretto utilizzo degli strumenti di finanziamento dei fabbisogni di capitale circolante può evitare crisi finanziarie?
- Come si calcola il costo effettivo globale delle diverse forme tecniche di finanziamento?
- Qual è l’impatto del leasing sul leverage e, dunque, sulla rischiosità finanziaria delle aziende?
- Quanto debito può sostenere un’azienda nel tempo?
- Perché aziende appartenenti a settori diversi possono sopportare rapporti di indebitamento diversi?
Secondariamente, le banche continueranno, nelle loro istruttorie, a verificare la presenza di informazioni atte a rispondere a questa seconda batteria di questioni tecniche:
- Perché non è possibile finanziare esclusivamente con capitale di debito una start-up?
- In che modo le banche determinano la rischiosità di un’azienda?
- Come si traduce il giudizio sulla rischiosità nel pricing dei prestiti bancari?
- Qual è la relazione tra leverage, wacc e valore d’impresa?
- Come si determina il fabbisogno finanziario esterno futuro di un’azienda?
- In che modo la DCF Analysis consente di valutare il patrimonio netto di un’impresa?
- Perché il costo del capitale di debito prospettico di un’azienda non è correttamente definito dal rapporto contabile “oneri finanziari/mezzi di terzi”?
Consiglio pratico operativo
Il mio consiglio operativo è che il Commercialista si doti di un decalogo di punti, articolato su 3 aree di approfondimento tematico:
- Area 1: indicatori di redditività aziendale
- Area 2: indicatori di sostenibilità finanziaria di breve
- Area 3: indicatori di sostenibilità finanziaria di medio e lungo
Vediamo quali sono gli spunti di argomentazione che vanno approfonditi in una relazione tecnica inerente le 3 aree.
Area 1
- Reddito netto
- Variazione fatturato
- Oneri finanziari/valore produzione
- Ebit / Interests
Area 2
- Le 3 letture sulla liquidità
- Liquidità / capitale investito
Area 3
- Patrimonio netto
- Margine di struttura
- Cash flow / capitale investito
- Cash flow / valore produzione
Questo è il decalogo di punti che io raccomando di argomentare in una relazione tecnica professionale atta a fare ottenere il credito alle imprese vostre clienti, se volete fare davvero l’interesse dell’impresa.
Conclusione e lezioni gratuite
Non è automatica la concessione di credito bancario e, anche fosse, il denaro è in senso tecnico un farmaco, cioè – per derivazione etimologica greca – un veleno, la cui dose, quantità, qualità e tempo di somministrazione, necessita un medico esperto nella prescrizione e somministrazione.
Il Commercialista è, a mio modo di vedere, il professionista naturale di tale materia, in ambito di consulenza al cliente, preventiva a qualsiasi richiesta bancaria consapevole degli effetti a livello aziendale, positivi o negativi.
Sapere argomentare di questi argomenti e saper inquadrare una tematica di fido bancario, con una consulenza specifica all’impresa, non è cosa banale e non può essere trattata in un articolo.
Per questo, oltre al presente articolo potete trovare un video con una trattazione universitaria di finanziamenti d’azienda e potrete scaricare le correlate dispense professionali della lezione.
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